mercoledì 15 dicembre 2010

È semplice

Per quanto io possa fingermi agnostico
per quanto mi ritenga superiore alle vostre debolezze psicologiche

per quanto non creda
per quanto non abbia fiducia in me medesimo o nel prossimo o nella realtà stessa
sebbene io abbia smesso di cercare risposte
sebbene sempre nuove domande mi si continuino a presentare

per quanto possa bestemmiare il vostro dio
per quanto sia disilluso, scettico e tendenzialmente nichilista
e nonostante detesti ogni preghiera di ogni credente di ogni religione di questo sporco mondo

voglio pur credere che qualcuno ci abbia fatto dono degli Agrumi.

domenica 19 settembre 2010

Illogicità

Stamattina, di nuovo in piedi dopo troppo poche ore di sonno, sono stato assalito da un inquietante interrogativo.
Mi ha cominciato a frullare in mente mentre cercavo in frigo qualcosa da mettere sotto i denti per colazione e riguarda i succhi di frutta. Suona più o meno così: perché mai dovrei bere/comprare un succo di frutta, diciamo, alla pera? Voglio dire: se bevo un succo alla pera si suppone che io abbia sete e mi piacciano le pere. Tuttavia, se ho sete e mi piacciono le pere, posso bere dell'acqua e mangiare una pera, in alternativa al succo. In questo modo, considerato che l'acqua disseta più di qualunque bevanda zuccherata presente sul mercato e che la qualità di una pera comprata dal fruttivendolo è di gran lunga superiore a quella della sbobba al gusto di pera con cui preparano il succo di frutta, ottengo una soddisfazione decisamente maggiore a un prezzo probabilmente inferiore.
Ragionavo in questo modo, mentre versavo il succo in un enorme bicchiere. Non avevo proprio voglia di sbucciarla, quella maledetta pera.

giovedì 9 settembre 2010

Let me amplify the noise




La saggezza non può essere trasmessa. La saggezza che un saggio tenta di trasmettere suona sempre simile alla follia.
Hermann Hesse, Siddharta

mercoledì 8 settembre 2010

Non è niente di ciò a cui potrebbe far pensare

— Il brutto è aver qualcosa da dire e non sapere come dirlo.
— Vero.
— Il bello, invece, è saper dire qualcosa anche quando non si ha nulla da dire.
— Certo. Ciononostante, il giusto è quando si dice ciò che si ha da dire.
— ... però è giusto anche non dir nulla quando non si ha nulla da dire, no?
— Io non credo.
— Ma come?
— Io credo che l'importante sia saper dire qualcosa: comunicare, insomma.
— E cosa si può comunicare, se manca il contenuto? La forma di per sè non può bastare!
— Se il contenuto manca, bisogna saperlo inventare.
— Ma se non ci si riesce, allora si deve tacere.
— Infatti.

Storie Brevi: il Pinguino


c'era una volta un pinguino, fatto più o meno così: <(“)
aveva il becco arancione, il dorso nero e la pancia bianca, come tutti i pinguini
in realtà, però, questo pinguino era diverso
e questo perché, ogni tanto, lui si drogava.


please everybody welcome il pinguino

giovedì 2 settembre 2010

Al carbone

Scriver sciocchi sonetti un tempo fu
mia grande passione. In rima scrissi
canzoni e poemi; fui maestro d’ellissi.
Ma quel tempo ito è, poetar non so più.

Ricominciar, del resto, io credo non sia
impresa grama. Trattasi d’andare
a capo al giusto momento e, suvvia!
la rima è piana: mare - chiare - amare.

C’è da saper far alcuna figura
(di ritmo, pensiero, significato):
si veda che ad inizio dettatura

un’allitterazione di esse ho usato.
Il mio schema non è quello richiesto,
ma uso faccio di anastrofe molesto:

aggiungo, dunque, due versi a ‘sto testo
per poter concludere abile e lesto
che dir tre rime non è complicato.

sabato 31 luglio 2010

martedì 13 luglio 2010

Erano scimmie vaganti

Ho voglia di prendere il mio frisbee e la mia molesTine e il mio telo mare verdeazzuroblù e i miei occhiali da sole e il mio AntiPod e mettere tutto nella mia sacca blu con le stelle che erano dorate ma ora sono marroncine e uscire di casa e chiudere a chiave la porta vecchia di legno vecchio e bucherellato e poi mettere anche le chiavi nella sacca e poi accorgermi di aver dimenticato il cellulare sulla scrivania che invece è di legno nuovo e chiaro e lucido anche se un po’ ammaccata in fondo lo è e poi accorgermi che in realtà il cellulare non serve proprio a niente e infatti per migliaia di anni noi uomini che discendiamo dalle scimmie ne abbiamo fatto a meno e quindi scendere le scale di corsa saltando i gradini due alla volta sorridendo per questa epifani storico-tecnologica e uscire dal mio piccolo condominio giallo sporco vecchio e bucherellato anche lui e lasciare aperto il portoncino di metallo nero e vetro sporco che tanto i ladri non vengono di giorno e poi superare anche il cancello di ferro arrugginito e correre in strada e per strada e attraverso la città senza meta proprio in modo da comprendere il significato del termine vagare o forse non comprenderlo ma più che altro metterlo in atto e quindi esperirlo o intuirlo o chissà cosa ma insomma vagare vagare e poi vagare ancora nell’oblio di cemento grigio e mattone rosso della città arsa dal sole e bagnata dall’umidità e dallo smog che si mescolano e si uniscono in un unico fluido la cui presenza è percepibile e vagare in queste enormi terme o enorme sauna che è la città vagare sì perchè vagare è ciò che dovremmo fare per essere felici o per provarci almeno vagare in questo mare caldo e appiccicoso di sole e sudore e afa e poi ritrovarmi all’improvviso sdraiato sull’erba al centro di un grande parco di quelli con gli alberi e le stradine polverose di sassi bianchi e una brezza che potresti dire celeste che soffia sempre anche nel giorno più caldo dell’estate più calda e i laghetti e i canaletti e le oche e gli scoiattoli e gli altri animali che di solito vivono in quel genere di parchi che poi sono quelli che puoi trovare a Londra che d’estate sono freschi e luminosi e felici e colorati non come il Tiergarten che sembra più che altro una foresta e dentro ti ci puoi perdere e a Berlino la notte arriva presto e di notte in mezzo a quel bosco ho sempre pensato che ci andassero gli eroinomani anche loro gialli sporchi e bucherellati.
Se devo passeggiare per il Tiergarten allora forse tanto vale restare a casa.

mercoledì 7 luglio 2010

Comunicazione di servizio

I gentili lettori sono pregati di esaminare quanto segue con discreta attenzione. I lettori che, non essendo gentili, trovano inopportuno l'uso di tale appellativo sono invece pregati di segnalarlo alla Redazione che, come spesso accade, se ne sbatterà le palle.

L'AntiBlogger è (probabilmente) giunto ad un bivio o, quantomeno, ad una svolta in quella sua vita di cui tanto si lagnava, spesso senza motivo, attribuendole eccessiva piattezza e scarsa esuberanza, nonchè una certa mancanza di contenuti interessanti. In sostanza, l'AntiBlogger potrebbe aver finito di annoiarsi. Potrebbe aver trovato un nuovo gingillo.
Ovviamente questo non significa che il favoloso progetto "AntiBlog" sia giunto ai suoi ultimi giorni, anzi. L'AntiBlog risorgerà dalle sue (penose) ceneri più bello e scintillante che mai, eccetera. É infatti in programma una revisione contenutistica e (forse) estetica del blog più sconosciuto agli italiani, ma non vedo come questo potrebbe interessarvi. In effetti, non entusiasma più di tanto neppure l'AntiBlogger - una gravosa sfacchinata dai dubbi risultati non esalterebbe il più alacre discepolo zen, figuriamoci quel pigro couch potato.
Ciò che potrebbe invece interessarvi è la seguente notizia, tratta dal Magico Mondo di Facciabuco (il quotidiano mentale del profilo su FB dell'AntiBlogger):

«Il giorno Mercoledì 7 Luglio, in orario posteriore alla cena, è stato osservato uno scambio di idee pericolosamente allusive a un progetto redazionale tra l'AntiBlogger e un suo vecchio amico, il cui nome ricorda quello di alcuni imperatori del Sacro Romano Impero e il cui cognome è buffamente scritto a grandi lettere dorate sulla facciata di un noto albergo di lusso veneziano. I due hanno:
  • chiacchierato ricordando i bei tempi andati;
  • chiacchierato informandosi reciprocamente sullo stato attuale degli affari dell'altro;
  • chiacchierato prospettando probabili scenari futuri e improbabili inviti a cena;
  • osservato l'attuale situazione della blogosfera italica - o, almeno, di una parte importante di essa;
  • analizzato brevemente i tentativi, risalenti a più di un anno fa, di inserimento nella blogosfera stessa tramite uno strampalato esperimento di nome "AntiMonio".
  • concluso che, sì, in effetti, tutto sommato, perchè no? Si potrebbe riprovarci. Magari cambiando nome.»
Perchè "AntiMonio" non aveva proprio alcun senso.


Certo, è proprio come pensi: quattro parole sono state colorate di rosso al solo scopo di infastidire te, lettore puntiglioso.

Quando non scrivo di solito leggo

È ormai troppo tempo che non scrivo qualcosa di interessante. Se non scrivo, il più delle volte significa che non rifletto. Non penso. Non analizzo ciò che mi accade, o ciò che dico. O ciò che faccio.
I volti che vedo.
Le emozioni che provo; le sensazioni che percepisco.
Le lacrime secrete dalle ghiandole poste negli angoli superolaterali delle mie orbite o delle orbite altrui.

Tutto questo scorre via, proprio come quelle lacrime, lontano da me e dal mio agire cieco e confuso. Quando non scrivo vuol dire che non me la passo troppo bene.
Quando non scrivo di solito leggo.

martedì 6 luglio 2010

Scivolando verso una Donna di Picche

Felicità è lavarsi i denti dopo cena.
(Come ci ha insegnato la mamma)

mercoledì 26 maggio 2010

San Beppe e una MolesTine

Quanto segue è tratto dagli appunti di C. P. R. C***, rinvenuti in forma manoscritta nelle pagine di un'agenda di marca "Moleskine" (nella seconda di copertina, tuttavia, questa grafia è stata corretta dall'autore con l'inserimento della lettera "T" maiuscola al posto della "k" minuscola).

"Capita di svegliarsi ed avere i capelli di un altro colore. E di un'altra lunghezza.
Capita anche di svegliarsi in un letto sporco e mortalmente gelido, con un potente raffreddore che aggredisce tutte le fottute mucose che stanno tra la trachea e il mondo esterno.
Una scritta di indelebile nero sul polpaccio sinistro, perfettamente definita, tipo HD. Qualche ricordo. Un certo numero di ferite incrostate prodotte dal morso di strani insetti. Poca voglia di alzarsi da quel letto sporco, necessità di bere, "fame d'aria", eccetera.
E la sensazione di aver ricevuto, in sogno, un'illuminazione.
La vita è dura a V City, specialmente nel quartiere-ghetto di San Beppe. Questo è certo.
Ed è altrettanto certo che ho bisogno di un caffè. Mi trovo costretto a gestire una dipendenza da caffeina.

Ma che cazzo vado raccontando? [...]"

Omettiamo le successive riflessioni non interessanti riguardanti i classici problemi e interrogativi dell'umanità (esistenza di un Dio, esistenza di un Io, esistenza di qualcosa di commestibile nel frigo, ecc.).

"[...] L'illuminazione, in ogni caso, riguardava la chiara esigenza di abbellire la parete adiacente al mio letto con una doppia scaffalatura in legno scuro su cui esporre, non senza una certa dose di vanagloria, qualche volume di mia più recente lettura. O anche no.
C. P. R. C***, V City, Venerdì 21 Maggio 2010"

giovedì 29 aprile 2010

La mia vita prosegue in roteante piattezza. Eventi e appuntamenti si susseguono in vortici grigiastri di monotonia. La troppa luce abbaglia; e poi si distinguono solo ombre sagomate.
La derivata prima della mia funzione vitale oscilla attorno a valori frazionari.
Cosa dovrei scrivere, allora?

mercoledì 17 marzo 2010

Su richiesta di Nas

http://www.facebook.com/album.php?aid=376974&id=437326950386

DeMotivatevi.

mercoledì 10 marzo 2010

Neve a Padova e altre avventure - Cazzeggiando in ASID

Attendendo l'arrivo del simpatico assistente del Prof. Lucchini e il conseguente inizio di una nuova ed entusiasmante avventura probabilistica, lascio qualche appunto.
  • Mi scuso con tutti voi, AntiLettori, per avervi snobbato, negli ultimi tempi, in modo così sfacciato. Non credo valga la pena di sprecare tempo utile al cazzeggio più estremo nella vana ricerca di scuse più o meno sincere. Non ce ne sono, in realtà. Ho avuto altro (di meglio?) da fare. Forse.
  • Sono diventato Scrubs-dipendente, ad esempio. Non che la cosa sia interessante. Diciamo che mi occupa parte delle giornate e diciamo che la ritengo un'occupazione meno inutile di altre. A volte ho davvero la sensazione di imparare qualcosa da una certa puntata di quella grande serie tv.
  • Sono stato il tutor di un liceale che preferisce mantenere l'anonimato, per quasi un mese. E questo mi ha occupato davvero molto tempo. Ma posso dire che ne è valsa la pena: ho riscoperto King Alfred e Arnaut Daniel, ho truffato la mia compagnia di trasporti preferitissima (più e più volte) e il mio alunno, qualche giorno fa, si è trasferito in una scuola privata. Grandi risultati.
  • Ma ora...
... scappo a lezione, guys!
Restate connessi e siate punk. Il resto è polvere.

mercoledì 10 febbraio 2010

"Non dirmi che hai paura del buio..."

Cos'ho fatto in questi giorni? Ho visto Pitch Black e il suo più celebre seguito The Chronicles of Riddick. Chi non fosse un fan della mini-saga sappia che si tratta di due film di fantascienza incentrati sulla figura dell'antieroe Richard B. Riddick e che vale la pena guardarseli.

domenica 7 febbraio 2010

Dedicato a Shai B.

Il pigiama ha stufato. Indosso i miei pantaloni di tuta Nike e una maglietta Zara a righe marroni e blu grigiastro. Non che la cosa sia interessante.

Avatar e Paranormal Activity. 3D e paura. Le nuove dimensioni del divertimento.
Non li ho ancora visti, non posso commentarli. E, anche in questo caso, non sarebbe interessante.

Oggi solo qualche comunicazione di servizio, mentre il beat dei Black Eyed Peas sale in strette spirali dai vecchi altoparlanti Philips di mio padre (dotati di una funzione dal fantascientifico nome di "Incredible Surround" che non ho mai avuto il coraggio di attivare):
  1. avendo promesso al giovane Shai B. di dedicargli un signor post qui sull'Anti-Blog-che-più-Anti-non-si-può (che ne dite di questa nuova denominazione?), mi accingo a farlo nelle seguenti forme:
    • pubblicando la foto che forse meglio di ogni altra lo rappresenta:

    • e ricordando un bel momento che ci ha legati:
    "Ei, ma tu sei Shai?" "Sì!" "Allora schiacciamela!"
    1. il mio girovagare nelle ghiacciate lande della Serenessima mi ha sottratto tempo (in)utile alla pubblicazione delle riflessioni alternative di cui tutti voi avete bisogno. Tuttavia non vi preoccupate: sono tornato arricchito dal punto di vista creativo-personale.
    Perciò restate connessi.

    lunedì 25 gennaio 2010

    Suggerimenti

    L'onorevole Sandro Bondi, nella puntata di Porta a Porta del 11.1.2010, ha sostenuto che la riforma fiscale proposta dal governo, tesa a spostare il carico fiscale dalle imposte dirette a quelle indirette, dai redditi ai consumi, è una misura di equità sociale, perché "significa imporre maggiori tasse sulle classi sociali più elevate, più ricche, che consumano di più".

    Citazione da Lavoce.info.

    mercoledì 13 gennaio 2010

    Terzo giorno di esilio

    Il terzo giorno l'AntiBlogger è troppo stanco per scrivere.

    Secondo giorno di esilio

    Oggi mi andava di dare un regolamento esplicito ed ufficiale all'Anti-Blog. Ci ho pensato un po' sopra ed ecco il risultato:


    La prima regola dell’Anti-Blog è che ci si scrivono solo cazzate.

    La seconda regola dell’Anti-Blog è che non ci si scrivono cazzate, per nessun maledetto motivo.

    La terza regola dell’Anti-Blog è che non si parla del Fight Club.

    La quarta regola dell’Anti-Blog è che non si parla del Fight Club. Per chi non l’avesse capito.

    La quinta regola dell’Anti-Blog è che non si desidera la moglie o la casa altrui.

    La sesta regola dell’Anti-Blog è che Babbo Natale esiste ed è malvagio.

    La sesta regola dell’Anti-Blog è che non si sorpassa mai a destra.

    La settima regola dell’Anti-Blog è che ci sono due seste regole.

    L’ottava regola dell’Anti-Blog è che se stai leggendo qui, la tua anima mi appartiene.

    La nona regola dell’Anti-Blog è che i minorenni non possono usare la magia al di là delle mura di Hogwarts.

    La decima regola dell’Anti-Blog è che D’Alema ha sempre ragione.

    L’undicesima regola dell’Anti-Blog è che non si sono fottute regole.

    lunedì 11 gennaio 2010

    Primo giorno di esilio

    Oggi ho imparato almeno quattro cose importanti. Non sono certo di ricordarmele tutte, ma proverò a digitarle su questa cyberpagina. Male che vada mi ritroverò a improvvisare.


    Potrei passare ore intere ad ascoltare qualcuno che da indicazioni stradali. E questa è la prima. L’ho capito verso l’ora di pranzo, mentre attraversavo il centro di Padova City. C’era questa ragazza che spiegava a una donna - una vecchia, forse - come arrivare in un certo posto. E io non ho potuto fare a meno di fermarmi ad ascoltare.

    Ok, vede questa strada? La segue fino a che non incontra un vicolo sulla destra... Che però non prende. Lo passa, passa anche la chiesa e poi si trova a un grande incrocio con semaforo. Là gira a destra. Poi prende la prima. Seconda. Terza. Gira, c’è la statua. Prima. Sinistra. Ponte. Supera. Il parco. Seconda. Ed è arrivata!

    Affascinante descrizione del tuo futuro, del percorso che stai per intraprendere per giungere alla meta. Racconto più o meno dettagliato di un progetto necessario al conseguimento di un fine. Narrazione di progettualità.

    Non posso farne a meno. Cos’altro ti può importare, quando hai qualcuno che ti racconta ciò che stai per fare, ciò che dovrai fare se vuoi arrivare dove vuoi arrivare? Starei ore ad ascoltare questa ragazza.


    Scusa, la strada per arrivare a piazza del Santo?


    Sono più dipendente dal mio cellulare di quanto credessi. E questa è la seconda. Non ricordo quando me ne sono accorto, ma si è trattato di una sorta di crisi d’astinenza. Più o meno.


    La terza temo di non ricordarla. Peccato, sono convinto che si trattasse di qualcosa di interessante.


    La quarta suona come una massima morale. Mai presentarsi alla registrazione di un esame in orario o, peggio ancora, in anticipo. È una cosa da pazzi, assolutamente. Questo l'ho capito verso le cinque, cioè un'ora dopo il teorico inizio della Grande Registrazione di Massa. Nel caso vi interessasse.

    mercoledì 6 gennaio 2010

    Altre birre

    Cercando di essere come gli altri non sarai mai nessuno.

    L'uomo abbisogna di un fine in ogni circostanza in cui questo sia ammesso.

    Non guardare troppo a lungo una donna. Potrebbe cominciare a piovere.