
E voglio già andarmene di nuovo.
Odiare coloro che ti hanno messo al mondo non è una bella cosa, me ne rendo conto, ma i due malvagi ce la stanno mettendo tutta per costringermi a farlo. Non credo sia colpa mia. In ogni caso, voglio andarmene. Voglio tornare al mare.
Scusatemi per la riflessione prettamente autobiografica in stile blog-donnina, però ci stava. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Dell'odio figlio->genitori, intendo.
In ogni caso, eccomi di nuovo qua, sull'Anti-Blog, almeno fino al 7 Luglio. A cazzeggiare, come sempre.
Per riempire questo post, vi racconterò una storia.
C'era una volta un pescatore di nome Ugo, il quale era sposato con una sarta di nome Lola. Ugo si svegliava alla mattina presto, prima del sorgere del sole, tutti i santi fottuti giorni, usciva di casa, prendeva la canna da pesca e tutte le altre cose che usano i pescatori per pescare e si incamminava verso il lago. Camminava piano, con il capo chino e con lo sguardo fisso al terreno un passo davanti ai suoi piedi. A volte ascoltava la musica con l'i-pod. Altre, fischiettava solitario motivetti di canzoni marinare che aveva imparato ai tempi in cui era un pirata della ciurma di Jack Sparrow. Altre ancora, giocava con lo yo-yo oppure giocolava con due palline (una rosa e una gialla, pare) con la mano che aveva libera.
Sebbene il lago fosse distante meno di un chilometro dalla casa del pescatore, Ugo vi arrivava sempre in non meno di mezz'ora. Questo perchè gli piaceva prendere la vita con una certa calma. Non andava mai al lago in bici, anche se avrebbe potuto farlo senza troppe difficoltà, perchè non aveva voglia di aprire il portone del garage. Una volta arrivato al lago, Ugo si sedeva sull'argine e montava la canna da pesca e stava a pescare per ore ed ore.
Ugo pescava sette pesci ogni giorno, tutti i giorni da quando aveva cominciato a pescare al lago.
[To be continued...]