Ovviamente in questi giorni non dovrebbe essermi troppo di peso scrivere un paio di post, anche interessanti, incentrati sui soliti scontatissimi temi che affollano la mia vita borghese di studente universitario. Questo perché, al momento, posso considerarmi in vacanza per aver concluso la mia prima sessione d’esame con più che discreti risultati e, di conseguenza, le mie giornate sono principalmente dedicate ad un sano cazzeggio ricreativo/culturale. Con forte prevalenza della componente ricreativa, questo è certo.
In ogni caso, il tempo per riflettere, elaborare boiate e darci successivamente forma scritta non manca. Perciò, perché non iniziare?
Al momento siedo al tavolo dell’afosa camera numero 123 dell’albero “Ca’ della Ghironda” (o qualcosa del genere), Ponte Ronca di Zola Predosa, Bologna. In questo simpatico resort (che è anche museo d’arte) si sta tenendo la scuola politica invernale dei Giovani Democratici, in cui intervengono tanti bravi relatori e bla bla bla non è di questo che vi voglio parlare. Tutto ciò riguarda troppo da vicino la mia vita e so per certo che, scrivendone, finirei col cercare di far sembrare ciò che faccio molto più importante, interessante o esaltante di quanto in realtà sia. Risulterei, in sostanza, arrogante. Ed avendo osservato giusto ieri sera come un’esposizione arrogante di contenuti interessanti da parte di personaggi estremamente colti e preparati rimanga un’esposizione fastidiosa e debole, non sono interessato a commettere questo particolare errore in prima persona.
Ma anche, più semplicemente, non ho voglia di parlarvene.
Di cosa voglio parlarvi?
Ci sono, effettivamente, alcuni spunti di riflessione su cui continuo a tornare col pensiero, da almeno una decina di ore. I miei esami, riflessioni sulla politica locale, il cazzeggio, la neve, i videogames e la buona musica. Qualche manciata di minuti fa sono anche riuscito a schematizzarli per iscritto in una specie di bozza, vincendo la mia ormai proverbiale pigrizia. Tutto pareva pronto per la redazione di un post ben costruito. E invece.
Vaffanculo. Perché affaticarsi inutilmente, quando già sto scontando le inevitabili conseguenze di ore di sonno arretrato?
Perché sforzarsi di dare una forma convenzionalmente decente ai miei non interessanti pensieri?
Per chi?
È l’abitudine. Alla routine. Che è monotonia.
Piatto grigiume collettivo, unico collante di questo nostro sconclusionato stare assieme. Un non-comportamento dove non esistono aggettivi. Dove non esistono discorsi. Comunicazione.
Io. Tu. Noi. No, non importa. Davvero.
Voi.
Quell’altro coglione.
Loro.
Vaffanculo.
La stanchezza ti allontana dalle cose.
Capisco il protagonista senza nome di Fight Club.
In ogni caso, il tempo per riflettere, elaborare boiate e darci successivamente forma scritta non manca. Perciò, perché non iniziare?
Al momento siedo al tavolo dell’afosa camera numero 123 dell’albero “Ca’ della Ghironda” (o qualcosa del genere), Ponte Ronca di Zola Predosa, Bologna. In questo simpatico resort (che è anche museo d’arte) si sta tenendo la scuola politica invernale dei Giovani Democratici, in cui intervengono tanti bravi relatori e bla bla bla non è di questo che vi voglio parlare. Tutto ciò riguarda troppo da vicino la mia vita e so per certo che, scrivendone, finirei col cercare di far sembrare ciò che faccio molto più importante, interessante o esaltante di quanto in realtà sia. Risulterei, in sostanza, arrogante. Ed avendo osservato giusto ieri sera come un’esposizione arrogante di contenuti interessanti da parte di personaggi estremamente colti e preparati rimanga un’esposizione fastidiosa e debole, non sono interessato a commettere questo particolare errore in prima persona.
Ma anche, più semplicemente, non ho voglia di parlarvene.
Di cosa voglio parlarvi?
Ci sono, effettivamente, alcuni spunti di riflessione su cui continuo a tornare col pensiero, da almeno una decina di ore. I miei esami, riflessioni sulla politica locale, il cazzeggio, la neve, i videogames e la buona musica. Qualche manciata di minuti fa sono anche riuscito a schematizzarli per iscritto in una specie di bozza, vincendo la mia ormai proverbiale pigrizia. Tutto pareva pronto per la redazione di un post ben costruito. E invece.
Vaffanculo. Perché affaticarsi inutilmente, quando già sto scontando le inevitabili conseguenze di ore di sonno arretrato?
Perché sforzarsi di dare una forma convenzionalmente decente ai miei non interessanti pensieri?
Per chi?
È l’abitudine. Alla routine. Che è monotonia.
Piatto grigiume collettivo, unico collante di questo nostro sconclusionato stare assieme. Un non-comportamento dove non esistono aggettivi. Dove non esistono discorsi. Comunicazione.
Io. Tu. Noi. No, non importa. Davvero.
Voi.
Quell’altro coglione.
Loro.
Vaffanculo.
La stanchezza ti allontana dalle cose.
Capisco il protagonista senza nome di Fight Club.