domenica 23 agosto 2009

Raffreddore estivo

Avevo tutta l'intenzione di scrivere un lungo post di analisi della mia breve estate, portata di recente alla sua morte da un fastidioso e immotivato raffreddore (o influenza suina?), ma ho cambiato idea. La fredda presenza di una pagina bianca di fronte ai miei occhi appannati da malato mi spaventa e - posso dirlo? - mi irrita. Oh sì, mi irrita. Perchè non può scriversi da sola, attingendo le informazioni necessarie direttamente dal mio lento cervello, pure lui appannato da questa infame malattia.
Il raffreddore (almeno, quello che colpisce me) è terribile: oltre allo stress derivato dal doversi soffiare il naso ogni dieci secondi, c'è questo senso di istupidimento, di rallentamento, di ottuso stordimento. Nebbia. Il raffreddore è come avere la nebbia nel cervello.

Come posso raccontare un'intera estate in queste condizioni? In queste maledettissime condizioni non potrei raccontare nemmeno quello che ho fatto ieri, o anche quello che mi è successo dieci minuti fa. Che poi non si tratta di raccontare, assolutamente. O meglio: non si tratta di riportare inutili avvenimenti su questo cyberfoglio, elencare fatti, mostrare diapositive o comunque - in qualche modo - trasmettere a te (stronzo!) che leggi un insieme di frammenti di realtà passata che mi appartiene. Tutto questo non mi interessa. Proprio per niente.
Quello che in realtà potrebbe interessarmi è molto più difficile, complicato e assurdamente faticoso (per me). Io vorrei elaborare questa lunga estate, mangiarmela e digerirla, azzannare questi fatti, questi avvenimenti, queste parole discorsi cazzate feste mare amici tende alberi sabbia granelli di sabbia conchiglie tra i granelli e pure lo spazio vuoto tra i granelli. Tutto.
Masticare, mandare giù e poi osservare il mio stomaco che squaglia e impasta e rimesta e poi manda questa insensata poltiglia giù nel mio intestino, che ci si nutre. Ecco. Vorrei nutrirmi dei miei ricordi.

E poi risputarveli addosso.
Così sarebbe ben diverso da un semplice racconto.

Tuttavia, se voi mi conosceste, sapreste bene che la mia memoria non è delle migliori. Affatto. Cosa voglio mangiare, quindi? Sarebbe proprio un magro pasto, il mio. Quattro ricordi con sale e olio. Il rancio di un condannato a morte.

Ma non divaghiamo. Il tono dei miei post - questo l'avrete senz'altro notato anche voi - sta inesorabilmente accendendosi di una nota di degrado o, quantomeno, di stranezza gratuita. Consigliate che mi fermi a riaccordare lo strumento della mia ispirazione grafica? Forse è meglio.

Preso atto della pessima influenza esercitata da un banale raffreddore sulla mente di un povero me, vi saluto.

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