giovedì 29 ottobre 2009

"Good ale will make a cat speak".

Sento un terribile bisogno di comunicare, maledizione. Ma non ne ho il tempo e, molto probabilmente, non ho nemmeno ben chiaro ciò che vorrei comunicare. Ci proverò, ad ogni modo.

Oggi compio 19 anni. Stasera offrirò da bere. Ma questo, a voi non interessa.

Sto leggendo un libro scritto veramente bene, come non mi capitava di leggere da molto. Non vi dirò il titolo, bastardi. Prima o poi ve ne racconterò la trama, forse, e vi citerò qualche passo.

È essenziale che trovi il segnalibro. Il mio segnalibro rosso, consunto. Tenuto assieme con lo scotch, compagno di mille e una avventure. Letture.

Ultimamente mi fingo di non aver tempo da dedicare alla lettura. Cazzate.

Poche parole, e sono felice. Il solito coglione.

Si ringrazia Stefano Poggi, perchè in fondo è sempre bene ringraziare Stefano Poggi.

domenica 25 ottobre 2009

Risveglio domenicale e altro ancora

Alcune parole.
Una frase?
Più di una.
Alcune frasi.
Un periodo?
No.

Ammassi informi di frasi.
Ammassi deformi di frasi.
Ammassi rotolanti di frasi sconnesse.
Grumi urlanti di frasi!
Gorghi vorticosi di proposizioni!

Piatte distese di periodi.
Sterminate steppe di capitoli.

Scontri di sintagmi! Battaglie tra aggettivi!
Schianti, mazzate, colpi e urla! Urla!
Stupri di frasi!

Urlano.
Soffrono.
Rimbombano nella mia testa.

Coppie di frasi a braccetto.
Comitive di frasi germaniche in visita alla città.
Famiglie di frasi scritte in dialetto.
Frasi, frasi, frasi.
Ancora frasi.

Serie di frasi scritte.
Somme di proposizioni matematiche.
Scoppi di frasi strillate.
Sciami di frasi pensate.

Un grande, lento multino che gira sospinto da un vento freddo, proveniente da chissà dove.
Una ferita slabbrata pulsante scarlatte premuta col ferro arroventato di un carnefice. Asmatico e in calzamaglia.
Fiorellini gialli e lilla in un prato verde come un prato. Fresco.

Frasi che ruotano attorno a differenti centri di gravità.
Frasi che viaggiano nel tempo e nello spazio.
Il tempo e lo spazio che viaggiano nelle frasi.
Frasi soggettive e necessarie.
Frasi oggettive e arbitrarie.
Frasi vere e false.
Frasi e non frasi.

Se ripeti molte volte una parola, non ne perdi il significato?

Frasi.
Frasi.
Frasi.

venerdì 23 ottobre 2009

Un venerdì mattina e un uomo che non aveva voglia di studiare


Il caffè crea dipendenza e la colazione è il pasto più importante della giornata, proprio come c'era scritto sulla confezione dei Kellogg's.

Lo studente che paga i 4€ della mensa ai ciellini è equiparabile all'imprenditore che paga il pizzo alla mafia: compie un'azione amorale e incivile al fine di ottenere un vantaggio personale (cibo più buono - mantenimento della propria attività).

Ogni eventuale marcelliana critica riguardante l'intrinseca contraddizione contenuta nella proposizione "compiere un'azione amorale" sarà subitaneamente cassata.

giovedì 22 ottobre 2009

Due giorni prima, tra Vicenza e Padova...

Mi trovo di fronte a un'entusiasmante e duplice novità: sto scrivendo a bordo di un treno Trenitalia incredibilmente in ritardo e sto utilizzando un MacBook. Uau. In questo momento, tra l'altro, dovrei essere a lezione – e anche questo ipertrofico ritardo è una consistente (e fastidiosa) novità. Quindi: un grande RINGRAZIAMENTO alle Ferrovie dello Stato, sempre al servizio del cittadino e sempre bendisposte nel momento in cui si tratta di incassare i pagamenti per questo eccezionale servizio. C'è da dire che, se non altro, in questo regionale ho finalmente trovato una presa di corrente da 220V pubblica abbinata a un comodo tavolo reclinabile in prezioso legno d'acacia. O di qualche cazzo di altra pianta.
Vaffanculo.

Il treno è finalmente arrivato. Ritardo: 00.08 h. E quegli sgargianti “08” minuti scritti sul tabellone suonano quasi come un insulto: oltre il danno, la beffa. Come i prezzi con il “,99€”.
Ma non ci tengo a tediarvi oltremisura con le mie (inutili e poco originali) lamentele riguardo ai disservizi firmati Trenitalia.

Esattamente quattro ore dopo mi trovo nell'aula ASID del “campus” di Santa Caterina, sede della Facoltà di Scienze Statistiche a Padova, dove cincischio nell'attesa dell'inizio di un'appassionante lezione di programmazione che sarà senz'altro ricca di colpi di scena. Oh, se lo sarà.
Ed ecco il grigio professor X, che anche oggi mi strabilierà con insegnamenti non meno affascinanti della sua lucida pelata. A dopo, cicci!

Ore 13:24. Aula ASID.
La lezione non delude le aspettative. È proprio il grigiume che immaginavo. Iea!
Ad onor del vero devo tuttavia specificare che potrebbe essere interessante, il corso e tutto, se il professor X non impiegasse il 74% del suo tempo a vagare per l'aula ASID, trotterellando tra i banchi, lanciato al soccorso dei pirla che non riescono a stare dietro alle sue (peraltro lumachesche) spiegazioni. Che gente, questi statistici!
Questo il prodotto finale:

#include

int main(){
FILE *fopen(), *f;
int i;
int n;
int max=-1;
int media=0;
int min;
int pippo[100];
printf("\n--INIZIO PROGRAMMA--\n\n");
f=fopen("nomefile.txt", "r");
for(i=0; i<8; i="i+1){" i="0;" i="i+1){" i="0;" i="i+1){">max){
max=pippo[i];
}
printf("Il massimo fino all'interazione n° %d è: %d\n", i+1, max);
}
for(i=0; i<8; i="i+1){" media="media+pippo[i];" min="max+1;" i="0;" i="i+1){">
min=pippo[i];
}
printf("Il minimo fino all'interazione n° %d è: %d\n", i+1, min);
}
media=media/8;
printf("Il massimo è: %d\n", max);
printf("Il minimo è: %d\n", min);
printf("La media è: %d\n", media);
printf("\n--FINE PROGRAMMA--\n");
}

Ore 23:10. Nella mia camera da letto. Più precisamente, nel mio letto.
Una giovane matricola girovaga, sfinita da una giornata intensa e piena zeppa di avvenimenti secondari ma piacevoli, si infila sotto soffici e calde coperte, accende il suo MacBook e scrive.
Ha appena visto un film d'animazione Disney, di cui non riesce assolutamente a ricordare il titolo. Una di quelle schifezze moderne con la computergrafica. Zero trama e tante melensaggini.
Buonanotte, lettori. E complimenti a Tommi.

mercoledì 14 ottobre 2009

Unipd e i quaranta ladroni

La vita dell'universitario medio è piena di problemi. Ve ne elencherò alcuni, giusto perchè in questo momento (mentre attendo la fine di un apparentemente interminabile download) non trovo niente di meglio da fare.
  1. Il treno: è raramente in orario, è spesso olfo di gente e non è mai in partenza dal binario che ti aspetteresti. Ma questo già si sa. Quello che forse non tutti sanno è che su alcuni regionali (quelli a minore frequentazione, ovviamente, e dunque dislocati in fasce orarie inusuali) è possibile trasportare la propria bicicletta caricandola nell'apposito vagone - che è sempre in testa o in coda. Fantastico, se non fosse per lo spropositato supplemento che la quanto mai simpatica Trenitalia ha deciso di far pagare per questo servizio. Per intenderci, più del 150% del costo del biglietto per una persona.
  2. I controllori: questi meritano un punto a parte, in quanto costituiscono una delle peggiori (e probabilmente più frustrate) razze umane esistenti. Non sono tutti malvagi, è chiaro, ma il loro vano tentativo di far applicare le assurde regole imposte da mamma Trenitalia non può risultare altro che patetico e, diciamocelo, fastidioso.
  3. La mensa: c'è la fila e, come ci si può aspettare, non si mangia proprio da signori. Ad onor del vero, tuttavia, devo ammettere che non si mangia neppure da cani. E il rapporto qualità/prezzo, tutto sommato, risulta piuttosto soddisfacente.
  4. Le lunghe distanze: Padova è grande e le mie gambe sono già stanche. Tuttavia, esclusa l'ipotesi "bici" (vedi punto 1), non resta che prepararsi psico-fisicamente ad un inverno di gelide scarpinate. Hop, hop!
  5. Le lezioni: fin troppo differenziate, per argomento e per difficoltà. Si passa dall'insulsaggine più clamorosa alla più stupefacente novità.
  6. I compagni (o, come li si dovrebbe chiamare, i "colleghi"): non sono proprio per nulla "compagni", almeno non secondo i significati più comuni del termine.
  7. I costi: sono elevati.
  8. Il riposo: è scarso.
Mi manca un po' il liceo.
Sembrerà strano, ma mi mancano in particolare le materie umanistiche.

mercoledì 7 ottobre 2009

Mandarino

Un paio di mattine fa mi è capitato di mangiare un mandarino a colazione.
Ho capito cosa significa pensare in modo analogico. Ho capito perchè questo modo di pensare è significativamente diverso dal modo razionale; ed anche da quello che generalmente si chiama "irrazionale", ovvero quello passionale, basato sul sentimento. L'analogia è tutt'altra cosa, davvero.
Tutto ciò è avvenuto in un attimo che si potrebbe definire magico, per intuizione, senza un minimo preavviso e senza che io fossi di fatto in un momento riflessivo o comunque propenso al ragionamento. E, una volta raggiunto e isolato il concetto di "analogia", finalmente definito, ho provato un senso di soddisfazione mista a malinconia. Freddo.
È arrivato l'inverno.
Ho sospirato, poi ho mangiato il mandarino.