(Segue la presentazione delle tre dramatis personae che danno vita alla nuova, esaltante farsa
della non-politica italiana)
Un (importante e bravo) magistrato diventa famoso per
un’indagine che ha rilevanza mediatica più che giudiziaria, dunque decide di
spendere il piccolo patrimonio di popolarità faticosamente accantonato in quella
che oggi viene definita,
caleidoscopicamente, “discesa in politica” o “salita in campo” o “battuta
di caccia nella foresta delle elezioni rotanti” – a seconda di quanto si è
stronzi o spavaldi.
Schegge impazzite della sinistra-che-odia (e che fu)
scorgono la possibilità di tornare in Parlamento, imbracciano una gigantesca
gomma da cancellare e senza pensarci due volte passano sopra ad anni di immense
rotture di coglioni sull’ideologia, il comunismo, la falce-e-martello e le loro
madri, puntando dritti all’agognata meta della riabilitazione politica. E chi
può dargli torto?
Una breve pausa pubblicitaria.
INGROIA
(per la Rivoluzione Civile!!!!)
Eccoci di nuovo in studio.
E poi c’è chi li vota, questi. Ci sono gli elettori. Massimo
rispetto per loro: votano per una lista che ha, di fatto, l’obiettivo di impedire
la formazione di una maggioranza che riesca a governare questo sventurato
Paese. Io ho fiducia nel genere umano e dunque credo che costoro se ne rendano
conto. Deduco, dunque, che la loro fede nella rivoluzione comunista sia
saldissima e li stimo per questo.
Che poi Ingroia l’ha detto: se perde, se non va in
Parlamento, lui torna in Guatemala. Cazzo gliene incula? Chissà invece che fine
faranno PRC e PDCI. Magari seguiranno la falce e il martello nel grande pozzo
dell’oblio.
Ciò che invece di certo non ci abbandonerà mai è quel 4% di
italiani disposti a tutto pur di rompere il cazzo.
(Ah, dimenticavo: Di Pietro)
(Ah, dimenticavo: Di Pietro)
la politica da palcoscenico, da televisione, produce questi risultati, la vita reale scompare e chi ha bisogno di essere rappresentato, i poveri, le classi medie fa fatica a riconoscere tra tante belle recitazioni ciò che va bene
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