martedì 22 gennaio 2013

Ingoia

Parliamo di Rivoluzione Civile. Parliamo di Ingroia. Parliamone brevemente, ché non gliene frega niente a nessuno, ma parliamone.

(Segue la presentazione delle tre dramatis personae che danno vita alla nuova, esaltante farsa della non-politica italiana)

Un (importante e bravo) magistrato diventa famoso per un’indagine che ha rilevanza mediatica più che giudiziaria, dunque decide di spendere il piccolo patrimonio di popolarità faticosamente accantonato in quella che oggi viene definita,  caleidoscopicamente, “discesa in politica” o “salita in campo” o “battuta di caccia nella foresta delle elezioni rotanti” – a seconda di quanto si è stronzi o spavaldi.

Schegge impazzite della sinistra-che-odia (e che fu) scorgono la possibilità di tornare in Parlamento, imbracciano una gigantesca gomma da cancellare e senza pensarci due volte passano sopra ad anni di immense rotture di coglioni sull’ideologia, il comunismo, la falce-e-martello e le loro madri, puntando dritti all’agognata meta della riabilitazione politica. E chi può dargli torto?
Una breve pausa pubblicitaria.

INGROIA
(per la Rivoluzione Civile!!!!)

Eccoci di nuovo in studio.
E poi c’è chi li vota, questi. Ci sono gli elettori. Massimo rispetto per loro: votano per una lista che ha, di fatto, l’obiettivo di impedire la formazione di una maggioranza che riesca a governare questo sventurato Paese. Io ho fiducia nel genere umano e dunque credo che costoro se ne rendano conto. Deduco, dunque, che la loro fede nella rivoluzione comunista sia saldissima e li stimo per questo.

Che poi Ingroia l’ha detto: se perde, se non va in Parlamento, lui torna in Guatemala. Cazzo gliene incula? Chissà invece che fine faranno PRC e PDCI. Magari seguiranno la falce e il martello nel grande pozzo dell’oblio.
Ciò che invece di certo non ci abbandonerà mai è quel 4% di italiani disposti a tutto pur di rompere il cazzo.



(Ah, dimenticavo: Di Pietro)

1 commento:

  1. la politica da palcoscenico, da televisione, produce questi risultati, la vita reale scompare e chi ha bisogno di essere rappresentato, i poveri, le classi medie fa fatica a riconoscere tra tante belle recitazioni ciò che va bene

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