Ogni tanto è bello andare a lezione. A me, ad esempio, capita
spesso, soprattutto nelle occasioni in cui ritorno a frequentare dopo una lunga
assenza, di innamorarmi perdutamente. Difficile capire per quale ragione
accada: non si può certo dire che le mie compagne di corso siano di rara
bellezza o che, per qualche motivo, si discostino di molto dalla media delle
giovani donne italiane; inoltre non è per nulla romantico lo scenario in cui ha
luogo l'innamoramento (le mie lezioni, infatti, sono tenute in uno di quei
giganteschi blocchi di cemento costruiti all'epoca del boom delle iscrizioni
all'Università); volendo considerare un altro, secondario fattore, si potrebbe
anche notare che l'orario è senz'altro il peggiore, per esser vittima di un
colpo di fulmine: non si è mai sentito d'una storia d'amore iniziata alle nove
del mattino - non nell'ultimo secolo, almeno.
Tuttavia accade: mi innamoro. Tra un'equazione
differenziale, la cui unica ed esistente soluzione continua a sfuggirmi, e una
cissoide di Diocle, curva piana cuspidata, Cupido si diverte a bersagliare il mio
giovane e debole cuore.
Mentre alzo lo sguardo dal bloccodegli appunti,per dirigerlo verso la lavagna,una ragazza in terza fila centralesi alza,offrendo al mondo ampia panoramica dei suoirotondi gluteie delle sue coscesnellefasciate in leggins neri.
* Questo titolo è semplicemente dovuto.
Marvey approved
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