sabato 26 gennaio 2013

La Cissoide di Diocle*

Ogni tanto è bello andare a lezione. A me, ad esempio, capita spesso, soprattutto nelle occasioni in cui ritorno a frequentare dopo una lunga assenza, di innamorarmi perdutamente. Difficile capire per quale ragione accada: non si può certo dire che le mie compagne di corso siano di rara bellezza o che, per qualche motivo, si discostino di molto dalla media delle giovani donne italiane; inoltre non è per nulla romantico lo scenario in cui ha luogo l'innamoramento (le mie lezioni, infatti, sono tenute in uno di quei giganteschi blocchi di cemento costruiti all'epoca del boom delle iscrizioni all'Università); volendo considerare un altro, secondario fattore, si potrebbe anche notare che l'orario è senz'altro il peggiore, per esser vittima di un colpo di fulmine: non si è mai sentito d'una storia d'amore iniziata alle nove del mattino - non nell'ultimo secolo, almeno.
Tuttavia accade: mi innamoro. Tra un'equazione differenziale, la cui unica ed esistente soluzione continua a sfuggirmi, e una cissoide di Diocle, curva piana cuspidata, Cupido si diverte a bersagliare il mio giovane e debole cuore.

Mentre alzo lo sguardo dal blocco
degli appunti,
per dirigerlo verso la lavagna,
una ragazza in terza fila centrale
si alza,
offrendo al mondo ampia panoramica dei suoi
rotondi glutei
e delle sue cosce
snelle
fasciate in leggins neri.

* Questo titolo è semplicemente dovuto.

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