lunedì 7 gennaio 2013

Una birra

Tornando a casa, questa sera, mi sono accorto quasi per caso di covare un non so quale bisogno, nascosto in non so quale angolo della mia anima. Ci ho riflettuto un poco e sono giunto alla seguente, sorprendente conclusione: in primo luogo, avevo non una, ma ben due necessità distinte; e si trattava di un forte desiderio di dar forma scritta ai miei pensieri, congiunto ad una gran sete di birra. Ho chiesto dunque al mio autista di fermarsi presso il Pizzaro Onto di via Beato Pellegrino, noto rivenditore di ogni sorta di alimenti di bassa qualità e mio riferimento per l'acquisto di alcolici in orario notturno. Il dialogo è stato quello standard:

"Non ho fame, prendo le solite tre birre", e sono sempre due Tuborg e una Peroni nazionale.
"Cinque euro"
"Grazie, buonanotte"
"Ci si vede, buonuomo", strizzata d'occhio e smorfia indecifrabile.

(Il Pizzaro Onto è un eroe: lavora qualcosa come sedici ore al giorno, ogni fottuto giorno dell'anno, sempre da solo. E non si ammala mai).
Il mio autista, nel frattempo, era sgommato via nella notte. In effetti si trattava di un mio amico, più che di un vero e proprio autista: tuttavia non avere la patente mi autorizza a definire "autista" chiunque ne sia provvisto e decida di darmi un passaggio. Questo, almeno, è il mio modo di vedere le cose.
Quattro passi fino a casa, cagatina, tempo di indossare la tuta, riporre una Peroni e una Tuborg in frigo, aprire l'altra ed eccomi qui a scrivere.

Primo Bicchiere
Tutto, ovviamente, è iniziato con l'ultimo film di Tornatore, che dovrebbe intitolarsi La Giusta Offerta e che reputo meno interessante dell'intervista a Tornatore stesso pubblicata oggi da Huffington Post. Un film che certo non si può definire brutto; dichiaratamente baroccheggiante, poggia sui personaggi e la scenografia, eccetera, eccetera. Non succede nulla per circa i tre quarti delle due ore e quattro minuti di agonia a cui ci sottopone un regista che, in ogni caso, cerca di tenere alta la tensione utilizzando però lo stesso meccanismo almeno ottocento volte. Risultato: nessuna tensione, molto fastidio.
Ed è stato con questa amara sensazione di disgusto misto a spaesamento che ho lasciato la sala, impugnando la carcassa della mia Pepsi grande da cinque euro come un trofeo.

Secondo Bicchiere
Cosa volete, c'ho sete.
E poi mi è venuto in mente che Geoffrey Rush, tutto sommato, non mi è neanche piaciuto così tanto. L'ho preferito ne Il Discorso Del Re. Ma anche in quei film di pirati (di cui ho tutti i poster, anche se fingo di non ricordarne i titoli perchè sono troppo mainstream per essere citati). Ad ogni modo 'sto giro il buon vecchio Geoffrey si fa una gran puledra, in quella che alcuni potrebbero definire "la scopata più costosa della storia" (guardate il film per apprezzare la fine battuta - o meglio ancora non fatelo, non ne vale la pena), ed io, che nel pomeriggio mi son guardato Hard Candy, mi ritrovo a pensare che se al posto della gran puledra ci fosse stata #ellenpage me la sarei goduta di più.

E col Pizzaro Onto al posto di Geoffrey Rush?

"Buonasera!"
"Ciao bellezza... Cosa posso fare per te?"
"Non saprei... Fate pizze, qui, per caso?"
"Be', sei gnocca ma non troppo sveglia, eh, bellezza? C'è scritto "PIZZA AL TAGLIO" là in cima, o sbaglio?"
"..."
"Va bon, dai, come la vuoi sta pizza?"
"Non saprei... Facciamo brie, rucola e gamberetti"
"Facciamo invece che ti mangi stocazzo e la facciamo finita?"

Il Pizzaro Onto sa prendersi quello che vuole. Altro che Geoffrey Rush.

(Sempre meglio di Depardieu, in ogni caso. Vedere le foto di lui e Putin è stato come ricevere dodici calci nei coglioni. Ma forse esagero: diciamo che è stato come vedere qualcuno che riceve dodici calci nei coglioni. Ma non Depardieu, qualcun altro. Quel francese di merda se li meriterebbe, dodici calci nei coglioni, ancora di più degli altri francesi. Ma agli altri francesi ci ha già pensato Tom Hooper, scegliendo di far recitare Hugh Jackman in Les Miserables).

Volevo anche parlarvi degli altri film che ho avuto il piacere di vedere durante la giornata, tuttavia è ormai chiaro a tutti che non ho niente di interessante da dire a riguardo, anche se me la cavo piuttosto bene a ricamarci sopra. Parlare del nulla è un talento, dicevano, e diceva una cosa simile anche Jim Sturgess qualche ora fa, adulando l'innamorato, ricco e (a posteriori) ultrainculato Geoffrey. Esatto, c'era pure quello che ha recitato nel film sui Beatles. E questo mi da l'opportunità di sganciarmi dall'argomento cinema, proponendo qui un pezzo orecchiabile che potete ascoltarvi mentre io mi verso il

Terzo Bicchiere
L'ora è tarda e la stanchezza si sta sommando al lieve senso d'ebbrezza che una Tuborg può offrire ad un uomo reduce dall'influenza stagionale e dal cenone di San Silvestro. Conosciamo tutti questa sensazione, che potremmo descrivere come "ovatta nel cervello". Perciò credo sia meglio per tutti se mi scolo l'ultima birra al volo, lasciandovi riflettere su queste parole scritte nel tragitto casa-scuola da un teenager depresso e pirla in un momento di profondo disagio dovuto probabilmente all'imbarazzo causato da prolungate perdite anali:

Sono sbalzi d'umore
Cali di pressione
Le ultime ore
Grida ghiacciate
E facce vuote

Finita la Tuborg. Vado a leggermi Zombi Canto di Natale di Jim McCann e David Baldeon, che non vi consiglio a meno che non abbiate davvero un pessimo gusto in fatto di fumetti.

Post Scriptum: vi ringrazio per avermi aiutato a ripulire questo vomito di parole.

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