sabato 29 gennaio 2011

Storie Brevi: e il pinguino sbatté le ali

C’era una volta un pinguino. Penne e piume bianche e nere, becco arancione. Rapidi passi incerti e occhi lucidi, sembrava triste o impaurito. Un orologio da taschino in oro massiccio, col quadrante tempestato di zaffiri e rubini: un accessorio di un certo valore, insomma. Sbatteva la porta di casa alle sue spalle, risaliva la strada ghiacciata e deserta, sbuffando e incespicando, mani in tasca e occhi a terra, di fretta.
I tre killer, invece, stavano fermi e riposavano. Due di loro fumavano, il terzo semplicemente fissava il vuoto. Mani in tasca, anche loro.
La Pina cucinava biscotti caserecci, di quelli col cioccolato che sicuramente vostra madre o vostra nonna vi avranno preparato qualche volta. La Pina ne riusciva a cuocere una decina ad ogni infornata. Tre infornate alla mattina, quattro al pomeriggio. Ogni giorno, da vent’anni. Stesso grembiule rosa sbiadito, stesso mestolo di legno scuro, stesso guantone da forno. I biscotti venivano disposti con cura su un vassoio, dove restavano per un giorno o due. Poi venivano gettati in un sacco di plastica, il quale si riempiva nel giro di tre o quattro giorni. E alla fine il sacco scompariva fuori dalla porta. La Pina era orgogliosa dei propri biscotti.
Il coniglio rosso, come potete immaginare, ci stava dando dentro. La coniglia sua partner era gialla e, dunque, i coniglietti sarebbero probabilmente nati di una bella sfumatura arancione.
Il druido, incappucciato, nero e curvo sul suo tavolo da lavoro, maneggiava ampolle e cilindri graduati. Non indossava maschere o occhiali protettivi, col tempo aveva sviluppato una certa tolleranza ai fumi prodotti dalle sostanze che trattava. Lentamente, meticolosamente, versava il liquido biancastro in un pentolino posto sopra una fiammella. Poche gocce, poi mescolava, aspettava una manciata di secondi e ricominciava daccapo.
Il giullare cantava e raccontava, strimpellando la sua chitarra. Il giullare ero io.
E il pinguino sbatté le ali.

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