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lunedì 31 gennaio 2011

60 Percent - NOFX

I'm not here to entertain you
I'm here to meet my friend the Russian
The Irish, the German, the Columbian

I don't care how bad I fuck up
I care about how fucked up I get
I'm not your clown
I'm your dealer

And I'm holding three bindles of bullshit
And you're buyin' them 'cause you are addicted
To the pure and totally uncut

I'm not here to amuse you
I'm here to abuse my body
I'm here because old habits die hard

And seriously, what else am I supposed to do?
This isn't my job, my hobby, my habit
It's sad, but this is my life

Welcome to our mission statement
Total self-debasement
And not giving our all

Watch us Fall!

It's not that we don't pull it
It's just that we only give about 60 or so percent

Would you rather be fed bullshit
From some 20-something, makeup wearing, popstar

"This one goes out to all our fans all over the world
Without you, we'd just be us.
So, I just wanna say thank you!
We fuckin' love you, Modesto!"

Fuck you!

And your "takin' it easy before the show
So you won't lose your voice
And disappoint your fans" routine

And you don't care about the children
You don't even know them
All you know is their money

(E un suggerimento.)

giovedì 27 gennaio 2011

Quando la fisica sbaglia (1)

Il freddo accresce le distanze.

Dimostrazione
Come tutti ben sanno, nel periodo invernale una buona parte delle specie animali va in letargo o migra verso zone del pianeta più calde. Questo fatto innegabile costituisce un'ottimo punto di partenza per il nostro argomento, oltre che un utile criterio di classificazione delle specie in "furbe" (quelle che cercano, con opportune strategie, di difendersi dal freddo) e "non furbe" (quelle che, invece, non lo fanno). Gli animali non amano l'inverno. Lo temono.
Ora, negare la superiorità intellettuale dell'uomo rispetto alle altre specie animali sarebbe da pazzi: dunque risulta legittimo supporre che l'essere umano, in quanto animale intelligente, risponda al problema del freddo con determinati comportamenti. Osservando che la possibilità di "svernare" in luoghi caldi è preclusa alla maggior parte della popolazione per banali motivi economici, possiamo dedurre che l'uomo medio reagisce al problema-freddo con una forma evoluta e "civilizzata" di letargo. E l'esperienza conferma questa conclusione.
Il letargo civile è fondamentalmente analogo a quello animale, ovvero ne condivide l'idea di fondo: rintanarsi è meglio. Con "rintanarsi" intendiamo quell'insieme di azioni a basso consumo che consentono la sopravvivenza dell'individuo e poco più. Per l'animale comune, questo significa essenzialmente dormire e mangiare le provviste precedentemente accumulate; per l'animale uomo, invece, il "bisogno della tana" (sintagma che si presta, volendo, ad un'interpretazione goliardica e forse un po' volgare) si traduce nella riduzione al minimo di tutte le cosiddette "attività sociali" che lo caratterizzano. L'essere umano continua a svolgere le azioni necessarie al suo mantenimento (shopping, attività fisica, studio o lavoro, ecc.) ma tende ad abbandonare momentaneamente la gran parte degli svaghi o, più in generale, delle abitudini che gli sembrano superflue. Questo perchè preferisce starsene spaparanzato sul divano, magari sotto una morbida copertina di lana, piuttosto che uscire di casa per recarsi al cinema/al pub/a casa di amici/dalla nonna morente/alla recita della figlia o alla partita di baseball del figlio/al concerto della popstar del momento/ecc.
Se decide di abbandonare la "naturale" posizione orizzontale e l'ancor più genuina protezione delle mura casalinghe, l'uomo medio lo fa controvoglia.
Le azioni necessarie a raggiungere la meta si moltiplicano e, in questo senso, il freddo accresce le distanze. Fine della dimostrazione.

La legge fisica che descrive la dilatazione termica lineare, dunque, andrebbe riformulata nel modo seguente:
Δl = -λl1ΔT
(Dai diari di Jack Maths).

mercoledì 19 gennaio 2011

La ribellione di Mike Cameron

L'AntiBlogger non è più produttivo da tempo, quindi vi propone testi scritti da altri. Già.

Da No Logo di Naomi Klein (quarto capitolo, Il branding dell'istruzione. Pubblicità nelle scuole e nelle università):
Forse il peggiore di questi esperimenti fu condotto nel 1998, quando la Coca-Cola organizzò un concorso chiedendo a diverse scuole di presentare un progetto per la distribuzione di buoni Coca-Cola agli studenti. La scuola che avesse elaborato la migliore campagna promozionale avrebbe vinto 500 dollari. La Greenbrier High School di Evans, in Georgia, prese il concorso molto sul serio, organizzando alla fine di marzo una giornata ufficiale della Coca-Cola, il Coke Day, durante la quale tutti gli studenti indossarono magliette della Coca-Cola, si fecero fotografare disposti in modo da comporre la parola Coke, seguirono lezioni tenute da dirigenti della Coca-Cola e impararono qualcosa su tutte le cose nere e con le bollicine nelle loro classi. Un piccolo paradiso del marchio, fino a che la preside non venne a sapere che un certo Mike Cameron, un ragazzo di diciannove anni, in un deplorevole atto di sfida, si era presentato a scuola indossando una maglietta con il logo della Pepsi. Per questa infrazione fu immediatamente sospeso. «So che suona male: "Allievo sospeso per aver indossato una maglietta recante il logo Pepsi durante il Coke Day"» disse la preside, Gloria Hamilton. «Avremmo potuto soprassedere... se si fosse trattato di un evento interno. Ma da Atlanta erano giunti in aereo rappresentanti della Coca-Cola per farci l'onore di parlare del loro marchio. Quel ragazzo sapeva che avevamo ospiti.»
In Italia siamo ancora lontani, fortunatamente, dalla penetrazione aziendale nel mondo dell'istruzione avvenuta negli USA, ben descritta nel capitolo da cui è tratto questo aneddoto. Proprio per questo non dobbiamo sottovalutare il pericolo dell'ingresso dei privati nei nuovi Consigli d'Amministrazione delle università. Per ora, la presenza dei marchi nelle università e nelle scuole si limita sostanzialmente ai distributori di bevande: i nostri luoghi di studio sono ancora una terra relativamente vergine che prima o poi, se non vigileremo, qualche governo spregiudicato cederà ad aziende senza scrupoli per recuperare un po' di grana.

(Un'analisi riassuntiva della riforma la trovate qui, nel caso vi interessasse).
(Questa, invece, è la pagina di Wikipedia relativa alla vicenda di Cameron).

domenica 27 settembre 2009

La letteratura amatoriale di qualità (?)

In uno di questi ultimi giorni d'estate (ok, dovrei dire "primi giorni d'autunno" - ma quanto triste sarebbe?) ho avuto modo di entrare a contatto con una realtà della letteratura amatoriale di qualità; la quale, lo devo dichiarare per dovere di cronaca o per amor del vero, mi ha positivamente impressionato.
Devo precisare che questo mio conoscente (amichevole?) mi ha letto solo un paio di suoi componimenti - uno in prosa e l'altro in poesia - e che quindi non sono assolutamente in grado di dare un giudizio di valore sulla totalità della sua produzione. Lo stile, tuttavia, mi è sembrato piacevole e efficacemente applicato al contenuto. Contenuto che, a sua volta, può essere giudicato genericamente interessante, anche se a tratti oscuro. Ma questo dipende certamente dal modus scribendi analogico e "ermetico", a cui si potrebbe forse rivolgere la solita e antica critica secondo la quale questo stile serva solo a mascherare e puntellare una mancanza di argomenti validi e profondamente sviluppati; insomma si tratti di uno stile "complicato" che maschera una sostanziale superficialità. Speriamo non sia questo il caso.

Vi informo che questo post è stato scritto rapidamente e senza alcuna pretesa di passare come un'analisi tematico-stilistica o simili ne, tanto meno, di costituire una polemica nei confronti del suddetto conoscente o della sua produzione.

mercoledì 17 dicembre 2008

Spezzando lance a favore dell'infinito

Il simbolo di infinito non si chiama "otto rovesciato". Si chiama "simbolo di infinito" o "aleph", se proprio si vuol fare i fichi.

giovedì 20 novembre 2008

Cerca il tuo vento

La via alla santità non sta nella dottrina altrui, ma nella ricerca di una propria dottrina.

martedì 18 novembre 2008

Simulazione di prima prova by Federico "Vecchio Volpone" Danieli

Courtesy of Federico Danieli.

Tipologia B1, ambito storico-politico.
Titolo: "Quanto la Seconda Rivoluzione Industriale abbia contribuito a migliorare le nostre società."
Voto: 9,5 decimi - 14,5 quindicesimi

Siamo negli ultimi decenni del XIX sec, quando si innesca un processo destinato a cambiare radicalmente la nostra società, modificandone gli usi, le abitudini, e il concetto stesso: la Seconda Rivoluzione Industriale.
Essa prende avvio da una serie di innovazioni in ambito scientifico-tecnologico, che trovano una vasta accoglienza nel settore industriale: è in questo periodo, difatti, che l'acciaio inizia a soppiantare il ferro, che le scoperte della chimica portano notevoli progressi (ad esempio mediante l'uso di coloranti e additivi), e che l'elettricità arriva perfino all'interno delle città e delle singole case.
A ciò si somma un ulteriore perfezionamento nel sistema di trasporti, sia ferroviari che marittimi, il quale permette un diffondersi capillare di merci a basso costo. Il tutto portò, quindi, un repentino miglioramento del tenore di vita (come testimonia l'alzarsi, in quegli anni, dell'aspettativa di vita media), e una ventata di ottimismo, realizzatosi in filosofie quali il positivismo: si apriva un'era nella quale il progresso scientifico avrebbe portato l'umanità a raggiungere la felicità. Ma quanto sarebbe costata, questa felicità?
Nei primi decenni del '900, film quali "Metropolis" (1923) e "Modern Times" (1936) suscitano uno scalpore tale da decidere la loro immediata censura. Le pellicole mettevano in evidenza come il mondo industrializzato avesse ridotto le masse lavoratrici alla stregua di strumenti: particolarmente rilevanti, a tal proposito, sono gli incipit dei film, nei quali gli operai vengono presentati come un gregge di pecore, o come null'altro che automi.
Col progresso dell'industria e l'ampliamento dei mercati e della concorrenza, infatti, si fanno strada molte teorie riguardanti l'ottimizzazione della produzione: fra queste, quella "di gran lunga meglio conosciuta [...] fu il cosiddetto movimento per l'organizzazione scientifica del lavoro, bene impersonato da Frederik Taylor".
1 Il Taylorismo (e il Fordismo, sua più completa realizzazione), riducevano l'operaio a compiere una serie di movimenti semplici, ripetitivi, in un intervallo di tempo limitato e ripetuti nell'arco dell'intera giornata: il lavoratore, di fatto, diveniva succube della macchina.
Il tutto in virtù di un sostanziale incremento della produzione, certamente: ma quanti dei beni prodotti erano realmente utili alla popolazione?
Bisogna ricordare, a questo punto, che la Seconda Rivoluzione Industriale assistette anche ad un altro fenomeno: la nascita delle società di massa. In queste società, le merci sono così facilmente accessibili, che il loro acquisto può avvenire anche per motivi che non siano di stretta necessità: i rischi derivanti sono molti, e le conseguenze possono essere anche molto svantaggiose: ad esempio, come scrive J. Braudillard, si può arrivare all' "obsolescenza accelerata dei prodotti e delle macchine", e alla "moltiplicazione delle false innovazioni, senza sensibili benefici per il modo di vivere".2 Non a caso in questo periodo fiorisce la pubblicità, per mezzo della quale si fa avvertire un determinato prodotto come necessario: in questo modo la merce acquistata diviene uno status symbol, non più qualcosa di semplicemente utile.
Alla società di massa, tuttavia, non si rivolgono solamente gli imprenditori, ma anche e soprattutto i politici: in questo periodo, il benessere delle classi medio-basse le rende più desiderose di affacciarsi sul panorama politico; "la moltitudine", dice J. Ortega Gasset, "improvvisamente si è fatta visibile".3 Spesse volte però, purtroppo, dietro l'estensione del diritto di voto, (che effettivamente, in quegli anni, si ritrova molto allargato), si cela un fine ben poco democratico: nella folla si intravede un serbatoio di voti facilmente accessibili, per il semplice fatto che la massa è perlopiu priva di una coscienza politica critica. Un esempio eclatante di questo atteggiamento si ritrova nell'episodio dell'elezione di Napoleone III: questi, mediante la "concessione" del suffragio universale maschile, arrivò ad ottenere una base di voti tale da riuscire a giustificare la sua dittatura.
La Rivoluzione Industriale, quindi, se da un lato permetteva un importante miglioramento dello stile di vita, dall'altro celava al suo interno aspetti che a lungo termine si sarebbero rivelati assolutamente negativi.
Fra coloro che tentarono di accusare i germi che questa Rivoluzione covava spiccano i simbolisti francesi e, in particolar modo, i cosiddetti "poeti maledetti": Baudelaire, Rimbaud e Verlaine. Essi intuirono gli errori di fondo del positivismo, realizzando che una vita resa più semplice dalla tecnologia non era necessariamente più felice, e inoltre attaccarono ferocemente l'omogeneità della società di massa, e il processo di disumanizzazione che si stava attuando; processo, questo, già intuito da J. Stuard Mill, e nel quale "le facoltà umane deperiscono e inaridiscono", si diviene "incapaci di desideri vigorosi e di piaceri naturali, e [...] privi di opinioni e sentimenti autonomi e personali".4 La loro protesta, però, rimase purtroppo inascoltata: era ormai stata avviata la macchina che avrebbe portato alla nascita della società moderna: una società fondata sul consumismo, governata da chi è in grado di manovrare le folle, e nella quale la voce dell'individuo, sebbene giusta, fatica a farsi prestare attenzione.


1 - G. Porter, "La gestione aziendale, in C. Sanger. E. J. Holmyard (AAVV). Storia della tecnologia, il Ventesimo secolo, L'energia e le risorse, Boringhieri
2 - J. Braudillard, "La società dei consumi", Il Mulino
3 - J. Ortega Gasset, "La ribellione delle masse"
4 - J. Stuart Mill, "On liberty"

domenica 12 ottobre 2008

Compito su Kant

[Traccia:] Kant ha costruito un sistema di pensiero che si propone dì indagare le facoltà umane in tutti i loro aspetti: nel conoscere, nell'agire e nel giudicare. Questi aspetti, pur nella complessità dell'analisi kantiana, devono armonizzarsi ed essere considerati in modo unitario per dare ragione del senso complessivo dell'esperienza esistenziale dell'uomo. Riportando puntuali riferimenti concettuali alle tre critiche, analizza i legami che intercorrono tra di esse ed esprimi le tue personali opinioni in proposito.

[Svolgimento:] La filosofia kantiana, che trova la sua massima espressione nelle tre famose critiche, viene definita "criticismo". Il termine, di significato opposto a quello di "dogmatismo" (atteggiamento di accettazione aprioristica di date affermazioni), indica un'analisi critica e problematica delle varie esperienze umane volta ad individuare la validità, la possibilità e i limiti di queste, al fine di delimitare un ambito all'interno del quale esse possono essere considerate, appunto, valide.
La critica viene dunque applicata da Kant alle tre "esperienze umane" in cui, di fatto, si risolve l'esistenza dell'uomo: la ragione intesa come produttrice di conoscenza scientifica, la ragione intesa come protagonista dell'agire morale e il giudizio.
Con le tre critiche, Kant perviene ad altrettante rivoluzioni copernicane, ovvero ad altrettanti rovesciamenti del tradizionale rapporto tra oggetto e soggetto (universale). Così, dunque, la validità della conoscenza scientifica non si basa più sulla realtà dell'oggetto, ma sulle forme a priori che appartengono al soggetto (universale); la morale è un prodotto della ragione umana e i concetti di bene e male non sono più fondanti rispetto all'azione morale ma, viceversa, sono da essa fondati; il gusto è basato sul soggetto (universale) e il bello non è nell'oggetto ma nel rapporto di armonia che il soggetto vede nell'oggetto. L'esito delle tre rivoluzioni copernicane, che è uno dei più importanti e originali traguardi della filosofia kantiana, è quello di aver posto l'uomo all'inizio, e non alla fine, delle esperienze che lo riguardano: la ragione umana, seppur limitata, è metro di scienza, morale e giudizio e l'uomo viene posto "al centro" in un modo del tutto nuovo (diverso, per esempio, dall'antropocentrismo umanista e rinascimentale o Illuminista).
Oltre a questo, Kant, attraverso le tre critiche, tenta (probabilmente con successo) di rendere coerenti i diversi elementi che lui stesso individua nell'uomo: in particolare, la critica del Giudizio nasce anche dal tentativo di conciliare l'esito deterministico della prima critica con quello indeterministico e caratterizzato dal postulato della libertà della seconda.
La soluzione proposta da Kant (che, ovviamente, resta nel campo delle opinioni in quanto esula dai limiti della conoscenza individuati nella Critica alla ragion pura) consiste nel finalismo.
La finalità, avvertita immediatamente dall'uomo tramite il giudizio sentimentale estetico e raggiunta tramite quello teleologico, è infatti, secondo Kant, il terreno sul quale si può concepire un rapporto non contraddittorio tra determinismo e libertà (ad esempio, la libera scelta di un fine implica una serie di azioni determinate necessarie al suo conseguimento).
Kant riesce comunque a proporre una riflessione completa e unitaria sull'uomo come soggetto conoscente, morale e giudicante.

sabato 28 giugno 2008

La storia del pescatore (parte 2)

[...continuing]

Mentre Ugo pescava, Lola otteneva dei vestiti cucendo assieme pezze di qualsiasi tipo, forma e provenienza. I due erano poveri, ma finchè avevano da mangiare e da vestire e potevano pagarsi tutti gli anni le vacanze alle Mauritius erano contenti così.
Ugo aveva molti amici. I principali erano John, Jack, Johnny e Joe. A volte i cinque si trovavano a casa di Jack, che era un ricco latifondista curdistano, per giocare a rubamazzetto acrobatico, a briscola subacquea o a poker bendato.
Lola aveva poche amiche. Le principali erano Calanthia, Callsita, Candace, Careen, Carlie, Caroline, Catherine, Cayley. A volte le nove si trovavano a casa di Candace, che era una vecchia vedova colombiana, a lavorare a maglia e a spettegolare.

Ugo e Lola vivevano bene assieme, tutto sommato. Beati loro.

[end.]

domenica 22 giugno 2008

Tornato

E voglio già andarmene di nuovo.
Odiare coloro che ti hanno messo al mondo non è una bella cosa, me ne rendo conto, ma i due malvagi ce la stanno mettendo tutta per costringermi a farlo. Non credo sia colpa mia. In ogni caso, voglio andarmene. Voglio tornare al mare.

Scusatemi per la riflessione prettamente autobiografica in stile blog-donnina, però ci stava. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Dell'odio figlio->genitori, intendo.

In ogni caso, eccomi di nuovo qua, sull'Anti-Blog, almeno fino al 7 Luglio. A cazzeggiare, come sempre.
Per riempire questo post, vi racconterò una storia.

C'era una volta un pescatore di nome Ugo, il quale era sposato con una sarta di nome Lola. Ugo si svegliava alla mattina presto, prima del sorgere del sole, tutti i santi fottuti giorni, usciva di casa, prendeva la canna da pesca e tutte le altre cose che usano i pescatori per pescare e si incamminava verso il lago. Camminava piano, con il capo chino e con lo sguardo fisso al terreno un passo davanti ai suoi piedi. A volte ascoltava la musica con l'i-pod. Altre, fischiettava solitario motivetti di canzoni marinare che aveva imparato ai tempi in cui era un pirata della ciurma di Jack Sparrow. Altre ancora, giocava con lo yo-yo oppure giocolava con due palline (una rosa e una gialla, pare) con la mano che aveva libera.
Sebbene il lago fosse distante meno di un chilometro dalla casa del pescatore, Ugo vi arrivava sempre in non meno di mezz'ora. Questo perchè gli piaceva prendere la vita con una certa calma. Non andava mai al lago in bici, anche se avrebbe potuto farlo senza troppe difficoltà, perchè non aveva voglia di aprire il portone del garage. Una volta arrivato al lago, Ugo si sedeva sull'argine e montava la canna da pesca e stava a pescare per ore ed ore.
Ugo pescava sette pesci ogni giorno, tutti i giorni da quando aveva cominciato a pescare al lago.

[To be continued...]

lunedì 9 giugno 2008

Noccioline


17/2/82
Charlie Brown: "Secondo te, durano più a lungo le cose buone o le cattive?"
Linus: "Le buone durano otto secondi... Le cattive tre settimane"
Charlie Brown: "E in mezzo?"
Snoopy: "In mezzo bisognerebbe schiacciare un sonnellino..."

15/3/82
Sally: "Odio le gite! Odio andare in autobus!"
Linus: "Un giorno sarai probabilmente una segretaria e dovrai prendere tutti i giorni l'autobus per andare al lavoro..."
Sally: "Io no! Avrò la mia auto sportiva e un parcheggio riservato!"
Linus: "La vita è sogno!"

17/5/82
Snoopy: "Uno sa che fa freddo quando sente i piedi tossire"


Un sincero ringraziamento a quello che Umberto Eco ha definito un "Poeta": le sue noccioline si mangiano con gli occhi.

venerdì 16 maggio 2008

Biker Mice - una leggenda

Volevo fare un post serio, ve lo giuro. Un post in cui vi avrei parlato di un qualcosa più o meno importante. Un post lungo, che avrebbe senz'altro superato le 10 righe (cosa che ormai non capita più tanto spesso nell'Anti-Blog). Volevo farlo, credetemi.
Ma poi, curiosando su deviantART, un sito un po' donnina sciopping o, se volete, in stile cava, mi sono imbattuto in un'immagine che mi ha riportato nel mio passato. Per un attimo - uno di quei lunghi attimi in cui pensi: "ei, io questa roba l'ho già vista...".
Quindi, domanda: chi si ricorda dei Biker Mice?

lunedì 12 maggio 2008

Resistenza

"È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista." (Costituzione della Repubblica Italiana - XII disposizione transitoria e finale)
Potrebbe essere utile ricordare che questo fantomatico "partito fascista" non sarebbe mai stato "disciolto" se non si fosse verificata una serie di eventi tra i quali ha avuto un ruolo di innegabile importanza quella strana cosa chiamata "Resistenza".
La Resistenza. Chissà cos'è. Pochi, stando al parere dell'amico P***, se ne ricordano ancora. Riferirsi ad essa sarebbe "un grande tuffo nel passato che molti non capirebbero". Vorrei che, per un attimo, tutti voi vi fermaste a riflettere sull'enorme gravità di quest'affermazione.
Dico "grave" per due motivi:
1) Se davvero molti non capirebbero il perchè di un riferimento alla Resistenza nel nome del nostro circolo (ricordo che siamo Giovani Democratici, non iscritti ad Azione Giovani), direi che la cosa potrebbe essere considerata più che tragica. L'antifascismo è (o dovrebbe essere) un valore trasversale, appartenente a tutti gli Italiani, e la Resistenza non è stata fatta dal Pci (quei cattivoni dei comunisti) o dal Psi, o dalla Dc, ma da molti (300.000) uomini e donne che hanno rischiato la propria vita per permettere ai popri figli di vivere in un'Italia libera e democratica. Senza il sacrificio di quelle persone, non si avrebbe ora quella simpatica cosa chiamata "Costituzione" e di sicuro noi non saremmo qui a cianciare e a lamentarci di cazzatine come la laicità, il conflitto di interessi, la mafia, eccetera.
Sono orgoglioso del fatto che i miei nonni e bisnonni materni siano stati tra quelle 300.000 persone.
2) Sinceramente, mi sembra stupido oltre che oltraggioso nei confronti dei molti partigiani ancora vivi ridurre la Resistenza a un episodio appartente al passato, una sorta di "storiella" da raccontare a scuola per poi essere dimenticata. Credo, ma spero non sia solo una mia opinione, che dire che Giuriolo "rappresenta solo un frangente storico" sia un'affermazione insensata, che non considera il fatto che la Resistenza è uno dei principali fondamenti della Costituzione Italiana. Dimenticare quel "frangente storico" vuol dire dimenticare da dove veniamo, chi siamo e perchè lo siamo.
La Resistenza non è uno tra i tanti fatti che costituiscono la storia dell'universo. È un momento fondamentale della storia d'Italia, che deve essere ricordato se si vuole dare un senso a ciò che è seguito, fino ad oggi.

Si può discutere sull'intestazione di un circolo comunale dei GD, ma non sull'imprescindibile importanza della Resistenza e di coloro che l'hanno resa possibile.

Ciò che avete appena letto è la risposta ad una mail scritta oggi, 12 Maggio 2008, da un Giovane Democratico vicentino. Il testo della mail non è stato pubblicato e il nome del GD è stato censurato per ragioni di correttezza più che di rispetto della legge sul diritto d'autore. La mail è comunque reperibile in questo Google Group (è sufficiente iscriversi).

sabato 10 maggio 2008

Non ci sono più le mezze stagioni

Vi sembrerà incredibile, ma il vostro AntiBlogger preferito è a corto di idee. Sarà che è ormai arrivata l'estate e fa un caldo boia, mentre fino a una decina di giorni fa era ancora inverno. Oppure sarà che la scuola sta finendo e io, adeguandomi, mi sto lentamente mettendo in stand-by. Sta di fatto che qui a Vicenza, tra un ponte e l'altro, tra una festa e l'altra (stilose o pallose che siano), si stanno facendo quelli che hanno tutta l'aria di essere i preparativi in grande stile per quella che potrebbe essere l'estate più Rock di tutti i tempi. Ma anche, pacatamente, uno scartavetramento di maroni colossale. Chissà. Come ebbe modo di dire qualcuno non molto tempo fa, "chi vivrà vedrà".
In ogni caso, fa molto caldo - accidenti al riscaldamento globale.
IL riscaldamento globale, già. Quello strano fenomeno per cui, da qualche anno a questa parte, ogni estate nei ricchi e confortevoli paesi occidentali, dove (quasi) tutti possono curarsi da (quasi) tutte le malattie comprando farmaci a prezzo (più o meno) accessibile, muoiono migliaia di innocenti vecchietti, falcidiati non da qualche epidemia o carestia stile paese del Terzo Mondo, ma dal caldo. Dal maledetto caldo, un caldo infernale. Che uccide, oltre ai vecchi, anche i bambini e, in generale, i più fisicamente deboli. Un particolare tipo di selezione naturale. E come reagiamo, noi furbi occidentali? Ci chiudiamo in casa con l'aria condizionata a palla - favorendo il riscaldamento globale. Ricordo infatti che il cosiddetto "condizionatore" è nient'altro che una macchina frigorigena che certamente estrae calore dalle nostre abitazioni, ma solo per buttarne fuori in quantità maggiore nell'ambiente.
Non ho la minima idea di cosa possano fare gli uomini per fermare l'aumento della temperatura, ma credo di poter dire, a naso, che mi pare si stia andando nella direzione opposta a quella di una possibile soluzione di questo scottante problema.
Perchè ho scritto tutto ciò, vi chiederete. Perchè ho caldo, e io odio il caldo.

Cocco erotico.

domenica 4 maggio 2008

mercoledì 2 aprile 2008

The LSP take my baby away

Non ho voglia di girare attorno al punto, quindi vado subito dritto al sodo: Fede si è lamentato, in un commento a uno dei miei ultimi post, del fatto che l'Anti-Blog, nato come strumento di ribellione alla cultura blogger e, forse soprattutto, come momento di evasione dalla realtà, si stia lentamente trasformando in una specie di diario politico o in un (basso) strumento di propaganda. Fede ha ragione.
Ho scritto dei post a tema politico. Lo ammetto. In effetti, sarei piuttosto stupido a negarlo. Non posso dire di averlo fatto involontariamente, o perchè sono stato costretto oppure perchè ritenevo che fosse giusto farlo. L'ho fatto, essenzialmente, perchè la politica era il primo argomento che mi saltava in mente quando mi mettevo davanti a questa fredda macchina chiamata computer. Ho scritto quelle cose guidato forse dall'istinto, o, più probabilmente, dalla mancanza di altri spunti. In ogni caso, noi AntiBlogger facciamo quello che ci viene dal cuore, e il risultato eccolo qua*. Dunque, credo che lo spirito dell'Anti-Blog sia salvo: alla fine, non penso che siano tanto i temi trattati ad essere importanti per questo tipo di progetto, quanto piuttosto il modo in cui essi vengono affrontati. Modo che, mi sembra innegabile, è sempre fedelmente rock, cazzaro e spregiudicato. Ma anche cinico, svogliato, incoerente e anarchico; insensato e psichedelico, antifascista e petulante, eretico con qualche venatura erotica**.
Detto questo mucchio di cagate, spero che il problema della presunta "troppa serietà" dell'Anti-Blog sia risolto. Se ciò non vi bastasse, affari vostri.
Annotazione: il titolo di questo post potrebbe sembrare privo di senso, e ciò aggiungerebbe stile a tutto quanto, invece ce l'ha alla grande, boia. Forse. Prima o poi. E sì, intendevo proprio scrivere "LSP", non "LSD", l'acido.
Annotazione seconda: oggi ho letto La cantatrice calva, una "anti-commedia" di Eugène Ionesco, rumeno che scrive nella metà del novecento in francese. Essendo un libro eccezionalmente breve (del resto è un testo teatrale), ne consiglio vivamente la lettura a chiunque abbia mezz'oretta libera, per esempio a scuola durante un'interrogazione o simili. Non sprecherete del tempo a guardare il soffitto mettendo in stand-by il cervello, e avrete un fantastico esempio di ciò che viene chiamato "teatro dell'assurdo". Cito un paio di battute, non perchè spicchino all'interno di un'opera a mio parere geniale in ogni sua parte, ma perchè in esse è enunciato il titolo della rappresentazione (il pompiere sta lasciando la casa dei signori Smith):
Signor Smith: «Allora, nostro malgrado, lei ci lascia.»
Signora Smith: «La sua compagnia è stata delle più piacevoli.»
Signora Martin: «Grazie a lei, abbiamo passato un quarto d'ora veramente cartesiano.»
Pompiere (si dirige verso l'uscita e poi si ferma): «A proposito, e la cantatrice calva?»

Silenzio generale, imbarazzato.

Signora Smith: «Si pettina sempre allo stesso modo!»
Pompiere: «Ah! E allora, saluti alla compagnia!»
Signor Martin: «Buona fortuna, e buon fuoco!»
Pompiere: «Speriamolo. Per il bene di tutti.» (Se ne va. Tutti lo accompagnano fino alla porta e poi ritornano ai loro posti).

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Note
*: Per chi fosse così musicalmente ignorante, questa è una citazione dotta dei Derozer;
**: Per chi fosse invece politicamente ignorante, questa è una citazione un po' meno dotta del giornalino di Azione Giovani (giovanile di AN) di Vicenza.
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Ah, oggi Berlusconi, oltre a citare l'antico motto "piove, governo ladro" (ore 18.21), ha dichiarato che l'evasione fiscale è "giustificata dalla legge naturale" (ore 12.20). Questo è liberalismo, vero Locke?

martedì 18 marzo 2008

Psichedelico


Lucy In The Sky With Diamonds
The Beatles
Picture yourself on a boat in a river
With tangerine trees and marmalade skies
Somebody calls you, you answer quite slowly
A girl with kaleidoscope eyes

Cellophane flowers of yellow and green
Towering over your head
Look for the girl with the sun in her eyes
and she's gone

Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds, ah

Follow her down to a bridge by a fountain
Where rocking horse people eat marshmallow pies
Everyone smiles as you drift past the flowers
that grow so incredibly high

Newspaper taxies appear on the shores
Waiting to take you away
Climb in the back with your head in the clouds
and you're gone

Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds, ah

Picture yourself in a train in a station
With plasticine porters
with looking glass ties
Suddenly someone is there at the turnstile
The girl with kaleidoscope eyes

Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds, ah
Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds
Lucy in the sky with diamonds, ah



Errori di bella chioma
G.B. Marino
O chiome erranti, o chiome
dorate, inanellate,
o come belle, o come
e volate e scherzate:
ben voi scherzando errate
e son dolci gli errori,
ma non errate in allacciando i cori.


Il testo di Lucy In The Sky With Diamonds e quello di Errori di bella chioma dovevano comparire in questo Anti-Blog già da tempo, per diversi motivi. Forse casualmente, forse per volere divino, si sono ritrovati qui riuniti in un unico post psichedelico. Be', forse è meglio così.

Domani parto per la montagna, per cui non aspettatevi post nei prossimi sei-sette giorni. Non piangete.

Viva il Barocco!
Feelin' so Penk.

giovedì 13 marzo 2008

Post in difesa del cattivo gusto

Ho detto che mi piace il barocco, il kitsch, il cattivo gusto, il pop e tutta l'arte che, onestamente, ammette di essere in fondo un prodotto commerciale e agisce di conseguenza. Mi piace Harry Potter, mi piacciono le All Star e mi piacciono i tre film di "Pirati dei Caraibi". Qualche problema se tutto ciò piace anche a milioni (o miliardi) di altre persone? Mi piacciono anche altre cose, per quello, ma vorrei farvi riflettere sul fatto che è omologato non chi compra certi oggetti, legge certi libri o guarda certi film e questi oggetti, libri o film sono ampiamente diffusi e considerati "cool" dalla gente; ma è omologato chi compra queste cose in quanto sono considerate (da altri, dalla massa) cool.
Se un artista decide di fare un'opera d'arte che possa essere apprezzata dal maggior numero di persone e, per farlo, usa quelle tecniche che vengono chiamate "kitsch" o "cattivo gusto" da chi possiede una cultura sufficientemente alta, che problema c'è? Queste persone non apprezzeranno l'opera, o ne apprezzeranno altri aspetti, se l'autore è abbastanza bravo da mescolare elementi kitsch a elementi di arte più "colta"; ma di sicuro la massa o comunque la maggior parte dei fruitori dell'opera d'arte saranno soddisfatti. Ecco perchè il kitsch è considerato un meccanismo fortemente connesso con la psicologia di massa, ed ecco perchè è stato (ed è) spesso usato in politica e nel campo della pubblicità oltre che nell'arte.
La musica rock è praticamente tutta kitsch, tutti i vestiti sono kitsch (esclusa, ovviamente, l'altissima moda), gran parte dell'arte contemporanea (credo) è kitsch; in ogni caso, tutto ciò a cui in generale noi ggiovani diamo importanza per definirci "alternativi" o "originali", è, alla fin fine, kitsch tanto quanto il resto che chiamiamo "omologato".
Ovviamente, non sto dicendo che siamo tutti uguali, che siamo tutti delle insulse marionette controllate da gente che conosce i meccanismi della psicologia di massa e ci fa fare quello che vuole (ok, forse è così, ma non credo che siamo davvero così tanto pilotati). Credo comunque che si possa distinguere tra chi è originale e alternativo (io, ad esempio) e chi non lo è per niente. Come? Non lo so, non penso sia facile spiegarlo. Quanto si può essere diversi, in un mondo come questo dove tutti si vestono con gli stessi vestiti in cui a tutti piacciono gli stessi vestiti? Non ne ho idea, e non voglio provare a dare una risposta a queste domande ora. Casomai ne parlerò in un altro post.
Lo scopo di questo discorso era cercare di farvi capire come il tanto osteggiato "kitsch" non è tutto sommato così male - io amo la musica Rock e sfido chiunque a dirmi che Jimi Hendrix o i Ramones o Jack Black non sono dei fottuti geni!
Se vi piace il Rock, vi piace il kitsch. Se vi mettete le All Star avete "cattivo gusto". Rendetevene conto, e provate a pensare quante volte usate il termine "kitsch" in senso negativo senza sapere che, in fin dei conti, anche voi siete kitsch.
Non possiamo vivere senza il cattivo gusto. Rock!

mercoledì 12 marzo 2008

Bambola


Bambola gigante abbandonata su un cassonetto del vetro