giovedì 13 marzo 2008

Post in difesa del cattivo gusto

Ho detto che mi piace il barocco, il kitsch, il cattivo gusto, il pop e tutta l'arte che, onestamente, ammette di essere in fondo un prodotto commerciale e agisce di conseguenza. Mi piace Harry Potter, mi piacciono le All Star e mi piacciono i tre film di "Pirati dei Caraibi". Qualche problema se tutto ciò piace anche a milioni (o miliardi) di altre persone? Mi piacciono anche altre cose, per quello, ma vorrei farvi riflettere sul fatto che è omologato non chi compra certi oggetti, legge certi libri o guarda certi film e questi oggetti, libri o film sono ampiamente diffusi e considerati "cool" dalla gente; ma è omologato chi compra queste cose in quanto sono considerate (da altri, dalla massa) cool.
Se un artista decide di fare un'opera d'arte che possa essere apprezzata dal maggior numero di persone e, per farlo, usa quelle tecniche che vengono chiamate "kitsch" o "cattivo gusto" da chi possiede una cultura sufficientemente alta, che problema c'è? Queste persone non apprezzeranno l'opera, o ne apprezzeranno altri aspetti, se l'autore è abbastanza bravo da mescolare elementi kitsch a elementi di arte più "colta"; ma di sicuro la massa o comunque la maggior parte dei fruitori dell'opera d'arte saranno soddisfatti. Ecco perchè il kitsch è considerato un meccanismo fortemente connesso con la psicologia di massa, ed ecco perchè è stato (ed è) spesso usato in politica e nel campo della pubblicità oltre che nell'arte.
La musica rock è praticamente tutta kitsch, tutti i vestiti sono kitsch (esclusa, ovviamente, l'altissima moda), gran parte dell'arte contemporanea (credo) è kitsch; in ogni caso, tutto ciò a cui in generale noi ggiovani diamo importanza per definirci "alternativi" o "originali", è, alla fin fine, kitsch tanto quanto il resto che chiamiamo "omologato".
Ovviamente, non sto dicendo che siamo tutti uguali, che siamo tutti delle insulse marionette controllate da gente che conosce i meccanismi della psicologia di massa e ci fa fare quello che vuole (ok, forse è così, ma non credo che siamo davvero così tanto pilotati). Credo comunque che si possa distinguere tra chi è originale e alternativo (io, ad esempio) e chi non lo è per niente. Come? Non lo so, non penso sia facile spiegarlo. Quanto si può essere diversi, in un mondo come questo dove tutti si vestono con gli stessi vestiti in cui a tutti piacciono gli stessi vestiti? Non ne ho idea, e non voglio provare a dare una risposta a queste domande ora. Casomai ne parlerò in un altro post.
Lo scopo di questo discorso era cercare di farvi capire come il tanto osteggiato "kitsch" non è tutto sommato così male - io amo la musica Rock e sfido chiunque a dirmi che Jimi Hendrix o i Ramones o Jack Black non sono dei fottuti geni!
Se vi piace il Rock, vi piace il kitsch. Se vi mettete le All Star avete "cattivo gusto". Rendetevene conto, e provate a pensare quante volte usate il termine "kitsch" in senso negativo senza sapere che, in fin dei conti, anche voi siete kitsch.
Non possiamo vivere senza il cattivo gusto. Rock!

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. Opterei per una ridefinizione dell'omologato medio. Chi opera scelte sulla base di scelte altrui è un lombrico, non un omologato.
    Ha senso invece individuare un gusto comune, e dire che sono omologati tutti coloro che si regolano di conseguenza, senza però passare attraverso l'approvazione comune, anzi, salvaguardando l'idea che in realtà si sta scegliendo 'con la propria testa'.
    Che esista, tale senso comune, me lo fanno pensare un paio di cose. Innanzitutto, le consuetudini sociali: non ci vuole una mente sopraffina a capire quanto valore, o senso, abbia passare il sabato pomeriggio ai centri commerciali, ché se non lo si fa, ci si sente dei pidocchi.
    Oppure penso all'happy hour: diverse volte vedo la gente prenderlo al bar nonostante siano costretti a starsene fuori nel parcheggio, in piedi, al freddo e nelle vicinanze di una strada trafficata, perché dentro è pieno. Senza contare che il servizio dev'essere di prim'ordine, con tutta quella clientela da gestire contemporaneamente.
    Del resto, se si pensa alla pressione mediatica cui si è sottoposti, non riesce difficile capire come sia possibile creare un gusto, e delle abitudini, comuni.
    Vien da pensare che alla formazione del senso comune concorra inoltre l'ipse dixit, che non pare affatto morto. Nel vestiario i brand vengono comprati, a chiunque chiederesti perché lo faccia probabilmente accennerebbe alla qualità della merce, tuttavia scommetto che buona parte di quelle persone ignori i criteri di valutazione di un capo. Questo si chiama vivere di etichette.
    Del resto, il target di molte aziende è il truzzo medio, individuo che notoriamente non sa distinguere un saio da un indumento di qualità.

    Assunto che il kitsch sia povertà letteraria, ti stai chiedendo qual è il problema di produrre ciarpame? Sei in vena di facezie oggi?

    Mi vien da citare Savater: chi sviluppi i propri caratteri per antitesi rispetto a quello che prescrive un sistema, non è meno libero da tale sistema di chi lo segua pedissequamente.
    Per essere 'alternativi' (aborro il termine, comunque) non rimane che fregarsene del resto.

    A me sembra che siete pilotati abbastanza, voglio dire, che si decida di spendere un capitale per vestiti di marca quando manco si sa veramente perché li si compra...

    No, io non la amo, ma è un problema mio non riuscire ad apprezzare sonorità più aspre di un limone acerbo.

    RispondiElimina
  3. Rileggendo questo mio post ora, a circa un anno di distanza dalla sua scrittura, mi accorgo di quanto poco sapessi a quel tempo di me stesso. O di quanto, comunque, fossi diverso.

    RispondiElimina

Lascia qui i tuoi commenti ai miei post.
Nota bene: i commenti verranno pubblicati dopo essere stati letti dall'amministratore dell'Anti-Blog, cioè da me.
I commenti anonimi sono accettati, ma non sono graditi.