sabato 23 febbraio 2008

Storia del Coniglio Rosso

Frugando in una vecchia cantina, mi è capitato fra le mani questo manoscritto (che mi limito a ricopiare e migliorare nella lingua in quei passi dove mi pare poco chiaro), che mi pare tratti della nascita della filosofia e argomenti correlati.

Storia del Coniglio Rosso
Il Coniglio Rosso aveva abitato, per lunga parte della sua vita, in una tana scavata ai piedi di una grande quercia che svettava al centro di una vasta radura nella foresta. La quercia, e la tana che si estendeva attorno alle sue radici, erano state per il Coniglio Rosso un comodo riparo negli anni d'oro della sua giovinezza. Dormiva, usciva all'ora che preferiva, saltellava senza meta nella radura, solo e spensierato, a caccia di trifogli che erano sempre abbondanti visto che era solo lui a mangiarli (gli altri animali della foresta era come se non esistessero, per il Coniglio Rosso: ognuno si faceva gi affari suoi, mangiava il proprio cibo, che era diverso da quello degli altri). E così, il Coniglio Rosso non doveva faticare né lavorare né soffrire in alcun modo per sopravvivere, visto che aveva già pronto tutto quello che gli serviva: la vita era, se volete, un po' monotona, ma il Coniglio Rosso era abituato a questa esistenza spensierata e non sarebbe stato neppure in grado di immaginarsene una diversa.
Ovviamente, questo stile di vita era permesso agli abitanti della foresta fintanto che essi erano tutti erbivori, e si cibavano ognuno di piante differenti. Così era possibile una vita totalmente autonoma, in cui l'individuo era semplicemente se stesso, e ovviamente non esistevano società o famiglie o altre forme di vivere comune: del resto, non ce n'era bisogno; la Natura provvedeva a tutto per tutti e gli animali erano felici.
Tuttavia, erano alle porte grossi cambiamenti. Il Coniglio Rosso se ne rese conto una mattina d'estate, apparentemente identica a tutte le altre mattine, eppure così diversa, a vederla col senno di poi. Il Coniglio Rosso si era appena svegliato e, come suo solito, era uscito dalla tana per farsi una bella scorpacciata di trifogli, sotto il caldo sole estivo che gli tostava la pelliccia e la rendeva più bruna. Era quindi intento a mangiare il primo trifoglio quando si accorse di un fatto di cui non riuscì a capacitarsi lì per lì: nella radura, molti trifogli erano già stati mangiati e al loro posto erano rimasti i gambi, ancora gocciolanti linfa. Già questo, per il Coniglio Rosso, rappresentava un enorme cambiamento: i trifogli erano sempre ricresciuti durante la notte, e alla mattina la radura era sempre stata ricoperta da un nuovo mantello di trifogli freschi freschi, soprattutto se ricoperti di rugiada. Tuttavia, come ho già detto, il Coniglio Rosso non si rese conto immediatamente del cambiamento: o meglio, i suoi occhi registrarono la mancanza dei trifogli, ma il suo cervello non era in grado di darne una spiegazione. Si trattava di un fenomeno mai visto. Una novità assoluta. Il Coniglio Rosso rimase fermo per un po', riflettendo; o meglio, iniziando a riflettere: era la prima volta che cercava di ragionare, di collegare cause ad effetti eccetera, del resto prima non aveva mai avuto bisogno di farlo. Ed ecco quindi che un lieve cambiamento esterno, la preoccupante assenza di trifogli, aveva provocato un enorme mutamento interiore, l'avvio delle facoltà intellettive del Coniglio Rosso. Dotato di questa nuova e sorprendentemente potente arma, il Coniglio Rosso cominciò a formulare varie ipotesi attorno a qualsiasi argomento gli venisse in mente: partendo dal domandarsi chi avesse mangiato i suoi trifogli, prese a porsi domande sempre più profonde, del tipo: perchè sono qui? qual'è lo scopo del mio esserci? chi mi da i trifogli? dove finisce la foresta? cosa c'è al di là? in cosa differiscono da me gli altri animali? perchè penso? cosa sono i trifogli? chi sono io? perchè ho sempre mangiato solo trifogli?
Da questa serie di interrogativi potete facilmente rendervi conto di almeno due cose: la prima, l'estremo interesse del Coniglio Rosso per i trifogli, che, del resto, erano stati per anni (o giorni? Come poteva misurare il tempo, prima, quando nemmeno poteva pensare?) la sua unica fonte di sostentamento; la seconda, il fatto che il Coniglio Rosso, a sua insaputa, aveva dato inizio a quella che oggi noi chiamiamo "filosofia". In ogni caso, a lui di tutte queste cose (la nascita della filosofia, l'oscuro fascino del pensiero, la forza della ragione) importava ben poco: per il momento stava lì, in mezzo alla radura, vicino alla grande quercia, a farsi domande e formulare ipotesi, che preferisco non riportare in quanto erano davvero tante e, ai nostri occhi, squisitamente ridicole: non voglio perciò che vi facciate del Coniglio Rosso un'idea sbagliata, giudicando le sue conclusioni che vi parrebbero sicuramente assurde - non dimenticate che a quei tempi il pensare era comunque un'esperienza totalmente nuova che andava lentamente compresa.
Il Coniglio Rosso era dunque immerso nei suoi ragionamenti, quando fu improvvisamente assalito da un diperato bisogno di compagnia. Mai come in quell'istante, il Coniglio Rosso aveva provato un opprimente senso di solitudine e la necessità di rapportarsi con qualcun altro - possibilmente di sesso opposto al suo. Si trattava, tuttavia, di semplici istinti, affiorati chissà quando e chissà perché nella mente del Coniglio Rosso, accanto all'altra novità, cioè la ragione. Forse, anzi, gli istinti erano arrivati addirittura prima della ragione, ma già allora il Coniglio Rosso non era certo di ciò, figurarsi adesso mentre ricorda questi fatti avvenuti così tante ere fa. In ogni caso, c'erano anche questi istinti, oltre alla ragione, e forse ancora più potenti di quest'ultima. Gli istinti fornivano al Coniglio Rosso delle immagini, degli odori o dei sapori, mentre la ragione gli permetteva di fare collegamenti, di unire immagini o odori o sapori diversi: quindi il Coniglio Rosso cercò di spiegarsi, intanto, cosa significassero quelle immagini che indicavano concetti strani (eppure già familiari) come "compagnia", "altro" o "sesso". Ovviamente, non ne venne a capo.
Il Coniglio Rosso cominciava a spazientirsi. Insomma, quasi sicuramente qualcuno gli aveva rubato i trifogli, che erano l'unica cosa che prima aveva desiderato, poi, con questa storia della ragione, continuava a porsi delle domande a cui però non riusciva a darsi risposta e, ancora peggio, gli istinti lo facevano senire solo e carente, ed erano sensazioni piuttosto sgradevoli che non aveva mai sperimentato. Perchè le cose erano cambiate? Non poteva restare tutto come prima? In relatà, il Coniglio Rosso dovette poi ammettere (ma molto tempo dopo, quando si fu finalmente abituato alla sua nuova condizione), che probabilmente ciò che aveva perso - la sicurezza, l'inidipendenza, la spensieratezza - fosse tutto sommato comparabile con ciò che aveva guadagnato - la ragione e gli istinti - e, del resto, il cambiamento era avvenuto e l'unica cosa da fare era accettarlo.
All'epoca, invece, il Coniglio Rosso non era ancora così ragionevole. Cercò quindi di far finta di niente e riprese a girovagare per la radura masticando trifolgi, facendo bene attenzione a non guardare in direzione di quelli già divelti, la cui vista faceva crescere in lui il dubbio. Tuttavia, si accorse presto che era difficile: carrettate di domande continuavano a germogliare nella sua mente, in attesa di improbabili risposte, e la necessità di trovare qualcun altro si fece sempre più impellente. A un certo punto, il Coniglio Rosso fu costretto a fermarsi e, prima ancora di rendersi conto di quello che stava facendo, scoppiò a piangere sonoramente.
Forse a quei tempi la Natura era ancora in parte incline ada accontentare i suoi figli, o forse il Coniglio Rosso fu semplicemente fortunato, fatto sta che in breve, attratta dal pianto o chissà da cosa, comparve ai margini della radura una coniglia. Appena avvertì la sua presenza, il Coniglio Rosso smise di piangere e, spinto dagli istinti più che dalla ragione, si avvicinò senza timore alla nuova arrivata, la quale, nel frattempo, si era seduta sul suolo erboso della radura.
Quando il Coniglio Rosso fu a pochi metri dalla coniglia, si fermò e si sedette anch'egli, piuttosto imbarazzato (una nuova e fastidiosa sensazione). I due restarono per parecchio tempo a guardarsi semplicemente, dapprima con semplice curiosità, poi con sempre maggior interesse, avendo capito che l'uno era ciò che l'altra cercava e viceversa. La coniglia era molto simile al Coniglio Rosso, per certi aspetti, ma così diversa per altri da renderla, appunto, "altra" da lui, seppure in qualche modo simile. Aveva una folta pelliccia, in tutto simile a quella del Coniglio Rosso, solo di un altro colore, che il Coniglio Rosso avrebbe definito "Erba", ma che ora noi chiamiamo "Verde" (a quel tempo, i nomi di tutte le cose erano diversi da quelli attuali).
Ad un certo punto, la Coniglia Verde parlò:
«E tu chi sei?», disse.
Il Coniglio Rosso sobbalzò al suono improvviso emesso dalla Coniglia Verde. Poi, lentamente, capì. E, ancora più lentamente, rispose (pare che, a quello stato dell'evoluzione, le femmine fossero effettivamente più sveglie dei maschi; è incredibile notare quanto le cose siano cambiate nel frattempo).
«Io sono un coniglio»
«Santo Dio, questo lo vedo bene, bello mio. Quello che intendo è: come ti chiami?»
Le conversazione si faceva sempre più complicata, per il Coniglio Rosso, che aggrottò le sopracciglia e, con grande sforzo, disse: «Io sono il Coniglio Rosso».
«Bene. Piacere di conoscerti, allora, Coniglio Rosso. Io sono la Coniglia Verde» rispose la Coniglia Verde che, com'è chiaro, aveva usato questo trucco di chiedere al Coniglio Rosso come si chiamasse perchè nemmeno lei sapeva bene quale fosse il proprio nome.
Colto da un'ispirazione improvvisa, il Coniglio Rosso esclamò: «Ti va di restare a dormire da me, stanotte?»
«Non vai troppo per il sottile, te, vero?» rispose la Coniglia Verde, scoppiando in una risata allegra. Il Coniglio Rosso lo prese come un sì.

La Coniglia Verde rimase effettivamente a dormire dal Coniglio Rosso, il quale recuperò infretta il dislivello linguistico che li separava. In seguito la Coniglia Verde si stabilì definitivamente nella tana sotto la quercia, e i due ebbero molti figli, di vari colori. Un primo nucleo familiare si era formato, e la via verso la nascita di una società era, seppur lunga e accidentata, un po' più sicura di prima. Ma questa è un'altra storia.
Spero vi sia piaciuta.

8 commenti:

  1. "Pare che, a quello stato dell'evoluzione, le femmine fossero effettivamente più sveglie dei maschi; è incredibile notare quanto le cose siano cambiate nel frattempo..."

    Già, già...u.u

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  2. Immaginavo che nessuno di voi avrebbe apprezzato questo post dalla lunghezza veramente eccessiva; tuttavia mi aspettavo anche carrettate di commenti negativi. E invece, guarda te cosa mi va a scrivere il buon vecchio fede...

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  3. Non c'ho voglia di ragionare -anche se vabbè, ce ne sarebbe l'occasione- quindi prendo la prima cazzata vagamente divertente che hai scritto, e la sottolineo.

    Problemi?

    E poi, mi spieghi perchè -fatalità- il coniglio doveva per forza essere ROSSO? Sto post del cavolo è pieno di messaggi subliminali.

    Eccoti la tua critica negativa u.u

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  4. Così di primo acchito mi vengono in mente solo un paio di cose, magari poi ne aggiungo altre
    1. Copulate, don't populate. And remember to wear your armor every time.
    2. Quel tizio rosso non ha capito niente della vita.
    I am alone but not alone
    I can be together with myself
    Early I kiss my reflection
    And at night I fall asleep with myself


    Testo: http://herzeleid.com/en/lyrics/mutter#zwitter
    Audio: http://www.youtube.com/watch?v=S-fz0kwjDrg

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  5. Da notare come il buon M si preoccupi di riprendere le espressioni dell'altrettanto buon Resi ["Di primo acchito"], ma forse è solo una coincidenza.

    Ad ogni modo, abbiamo idee divergenti, quindi se cominciassimo a dibattere sul valore della solitudine eccecc finiremmo con l'ammazzarci a vicenda...

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  6. Che lui fosse bono, si è sempre saputo - et nos cum illo. Il problema del plagio non sussiste, già Karl von Stein l'aveva capito che migliorare qualcosa viene più facile se copi spudoratamente da chi ha fatto meglio di te.

    Già Petrarca aveva individuato nel momento di studio e riflessione la premessa per ogni feconda attività umana. Come fai nel contempo a trastullarti con una coniglia non lo so.

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  7. Addendum: Non si tratta peraltro di solitudine, ma di autarchia.

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  8. Come ho provato a spiegare nella storia del Coniglio Rosso, gli animali (e l'uomo in quanto animale) non possono per natura essere autarchici.

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